Non esiste un dolore paragonabile al tradimento di qualcuno che ha conquistato tutta la considerazione e la fiducia di una persona: la sofferenza è atroce perchè non solo fa crollare un intero mondo costruito intorno a chi si credeva un punto di riferimento degno di amore e di rispetto, ma mette in discussione il giudizio che ognuno ha di se stesso, della propria capacità di giudizio, della propria autostima. Se poi una delusione così forte viene vissuta in età giovanile, quando l'entusiasmo di potersi affidare ad un essere considerato speciale è alle stelle, l'effetto diventa devastante. Il giovane di Spoon River aveva investito ogni ideale in un uomo che si è rivelato falso e bugiardo. Lee Masters fa gridare la sua rabbia con parole dure, incandescenti ed una triste ammonizione.
Robert Southey Burke
Ho speso il mio denaro tentando
di farti eleggere Sindaco,
A. D. Blood.
Per te sono stato prodigo di ammirazione,
ai miei occhi eri quasi l'uomo perfetto.
Tu hai divorato la mia personalità,
e l'idealismo della mia giovinezza,
e la forza di una fedeltà nobilissima.
E tutte le mie speranze nel mondo,
e tutta la mia fede nella Verità,
si sono fuse nel calore accecante
della mia devozione per te,
e riplasmate nella tua immagine.
E poi quando ho scoperto chi eri:
che la tua anima era meschina
e false le tue parole
come i tuoi denti di porcellana biancoazzurra,
e i tuoi polsini di celluloide,
ho odiato l'amore che avevo per te,
ho odiato me stesso, ho odiato te
per la mia anima perduta e la mia
perduta giovinezza.
E dico a tutti, attenti agli ideali,
attenti con qualunque essere vivente
a gettar via il vostro amore.
Sulla tomba del sindaco A.D.Blood, Lee Masters ha giocato con la pena del contrappasso...
A.D.Blood
Se in paese pensate che il mio sia stato un buon lavoro
quando ho fatto chiudere i saloon e proibire il gioco delle carte
e ho trascinato la vecchia Daisy Fraser dal giudice Arnett,
in una delle tante crociate per ripulire la gente dal peccato,
allora perchè permettete che Dora, la figlia della modista,
e quel fannullone del figlio di Benjamin Pantier,
di notte usino la mia tomba come loro empio guanciale?
Edgar Lee Masters
Per Lawrence Ferlinghetti il posto più bello del mondo è il mondo! Certo, se non stiamo a guardare alcuni piccoli, irrilevanti dettagli... Fernanda Pivano l'ha definito il "Prevert d'America"; Senesi ne ha parlato come di un poeta a dimensione socio-politica, con profonde suggestioni mistiche; ma per i ragazzi di un'intera generazione, Ferlinghetti ha rappresentato la preziosa testimonianza della realtà americana in versi che si sono spogliati di ogni ornamento letterario per poter essere guardati e declamati, in una dimensione che supera il limite della carta stampata.
"La poesia che si è fatta udire di recente è ciò che potrebbe essere chiamata 'poesia di strada'. - Afferma Ferlinghetti - Perché consiste nel far uscire il poeta dal suo interiore santuario estetico dove troppo a lungo è rimasto a contemplare il suo complicato ombelico. Consiste nel riportare la poesia nella strada dove era una volta, fuori dalle classi, fuori dalle facoltà e in realtà fuori dalla pagina stampata. La parola stampata ha reso la poesia silenziosa. Ma la poesia di cui parlo qui è poesia parlata, poesia concepita come messaggio orale. A volte è stata letta col jazz, a volte no... quello che importa è che questa poesia usa gli occhi e le orecchie come non sono mai stati usati per molti anni".
E così, i suoi versi rimangono attuali: scuotono i ragazzi di oggi, come accadde cinquant'anni fa con i loro padri... Come nel caso di questa poesia, composta nel 1955, ma, a leggerla, potrebbe essere stata scritta ieri.
Il mondo è un gran bel posto
in cui nascere
se non v'importa che la felicità
non sia sempre così divertente
se non v'importa un po' d’inferno
qua e là
proprio quando tutto va bene
perché anche in paradiso
non è che si canti tutto il tempo
Il mondo è un gran bel posto
in cui nascere
se non v'importa che qualcuno muoia
continuamente
o magari solo di fame
per un po’ di tempo
il che non è poi tanto male
se non si tratta di voi
Oh il mondo è un gran bel posto
in cui nascere
se non v'importa molto
di qualche cervello perso
su ai posti di comando
o di una bomba o due
di tanto in tanto
sui vostri visi alzati
o di simili contrattempi
cui va soggetta la nostra
società di Gran Marca
con i suoi uomini distinti
e con quelli estinti
e i suoi preti
e altri poliziotti
e le sue svariate segregazioni
e indagini parlamentari
e altre costipazioni
che la nostra sciocca carne eredita
Sì il mondo è il posto più bello del mondo
per un sacco di cose come
fare buffonate
e fare l'amore
essere tristi
e cantare canzoni sottovoce
e avere ispirazioni
e andare in giro
guardando ogni cosa
odorando fiori
e dare pizzicotti alle statue
e persino pensare
e baciare la gente e
fare bambini e portare i pantaloni
e agitare cappelli e
ballare
e andare a nuotare nei fiumi
e fare picnic
nel pieno dell'estate
e insomma
“godendosi la vita”
Sì
ma poi proprio sul più bello di tutto questo
arriva sorridendo l'impresario di pompe funebri.
Lawrence Ferlinghetti
Fotografia di Agatha Katzensprung
In questo titolo non c'è proprio niente di poetico, però, pare che essere bella e ricca sia al top dei sogni delle donne... forse non è così altamente contemplato l'aggettivo "stronza"... in ogni caso, come poter resistere ad un simile invito? Ci fosse mai sfuggita qualche dritta... Premesso che Giulio Cesare Giacobbe, l'autore, è psicologo e psicoterapeuta (quindi chissà quante ne ha sentite) e che la sua ex moglie ha seguito scientificamente le istruzioni riportate sul libro (ora, lui ha cinque case in meno), vale la pena di leggere tutte le crudeli verità, che di sicuro in cuor nostro già conosciamo bene, ma che scritte nero su bianco fanno tutto un altro effetto. Forse non è il caso di mettere in pratica ,alla lettera, ogni accorgimento, ma questo dipende da noi e dalla gradazione di ricchezza e di stronzaggine a cui aspiriamo.
Giacobbe segue un percorso semplice, ma rigoroso: attraverso una straziante (perchè ahimè molto realistica) e spassossima (scrive da far morire dal ridere, il furbastro) analisi delle differenze tra la testa dell'uomo e quella della donna, spiega, tanto per cominciare, come diventare bella. Già qui si capisce che gran parte delle nostre convinzioni tramandate con tanto impegno e affetto da intere generazioni di nonne e mamme, vanno tristemente a farsi benedire: non è bello ciò che è bello (e non ha cellulite), ma è bello ciò che... si muove in modo seducente (cellulite compresa). Cioè, che sculetta.
Appresa, a grandi linee, l'arte del movimento, si passa al sodo: dopo tanta fatica per diventare belle, che farsene di un morto di fame? Ed ecco le dritte sui luoghi da frequentare (lui, per non essere frainteso, li chiama pollai) ma, soprattutto, su come frequentarli. Mica facile: non sono citati uffici, scuole nè supermercati. Neanche le scarpe da ginnastica.
Comunque, con un'assidua dedizione alla causa, diventare ricca si può, ma per rimanerlo è necessario diventare anche stronza. Come si fa, io non ve lo dico (mica sono stronza), vi basti però sapere che la conclusione del libro insinua qualche lodevole dubbio: diventare bella, ricca e stronza... ma è proprio questo ciò che sogniamo?
Se è vero che la poesia deve accompagnare ogni momento, Bukowski ci regala versi per quando la vita appare troppo faticosa e complicata. Sono parole beffarde e irriverenti, ma profondamente oneste. Parlano di lotta, di resistenza, di forza e di coraggio, come in una guerra, ma il fronte del combattimento non è una trincea a cielo aperto, è la comune e banale quotidianità. Non sono armi da fuoco a minacciare, ma malvagità e tradimenti. Non si rischia la morte fisica, ma una vita appassita che può diventare peggio della morte.
Parola d'ordine: resistere. Con perseveranza, impegno, un poco di fortuna e risate. Tante.
Infine, assaporare con orgoglio la vittoria.
Si impara a resistere perché a non resistere
si mette il mondo nelle loro mani
e loro sono meno di
zero.
resistere significa semplicemente tirare fuori i coglioni
e meno sono le chance
più dolce è la
vittoria.
si dice che si deve lottare per la propria
libertà.
questo lo so.
solo che non ho lottato contro i giapponesi, gli italiani, i tedeschi
né i russi
per la mia libertà.
ho lottato contro gli americani: i genitori, i cortili di scuola,
i capi, le donne di strada, gli amici, il sistema stesso.
non c’è fine, è ovvio, alla lotta.
nuove avversità arrivano come un treno in orario.
forse non sarà più il mattino del doposbronza né
la catena di montaggio in fabbrica
ma la perfidia, l’inganno e la falsa speranza li
sostituiscono.
credo che siamo sotto esame anche mentre
dormiamo, e spesso diventa tutto così letale
che possiamo solo esorcizzarlo a risate.
per resistere ci vuole un po’ di fortuna, un po’ di sapienza
e un ragionevole senso dell’umorismo
perché chi ha freddo ha ancora più freddo,
chi è forte è ancora più forte,
chi era coraggioso è meno coraggioso e
noi possiamo soltanto
meditare sul fatto che
l’elefante se ne sta silenzioso nella foresta in attesa di morire,
che gli uomini falliscono ripetutamente ripetutamente
ripetutamente,
che il prete dimentica le preghiere,
che l’amore può trasformarsi in follia,
o che la pioggia fredda infradicia la tomba
di Mozart.
è alla faccia di queste
e di così tante altre cose che
alla fine si impara a
resistere.
Charles Bukowski
Foto: Paulo César
"Ci gridano: -La vostra letteratura non sarà bella! Non avremo più la sinfonia verbale, dagli armoniosi dondolii, e dalle cadenze tranquillizzanti!- Ciò è bene inteso! E che fortuna! Noi utilizziamo, invece, tutti i suoni brutali, tutti i gridi espressivi della vita violenta che ci circonda..." ...Facciamo coraggiosamente il "brutto" in letteratura, e uccidiamo dovunque la solennità."
Così scriveva Marinetti sul Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista e il Bombardamento che descrive in questi liberi versi è tra gli esempi più lampanti della rivoluzionaria poetica futurista.
Nasce da un'esperienza personale: tra il 1912 e il 1913, Marinetti si trova ad Adrianopoli, città turca in guerra contro la Bulgaria. Le figure onomatopeiche di cui si serve per ricreare i rumori delle deflagrazioni, vengono accostate alla ripetizione di vocali e consonanti dando origine ad una deformazione fonica particolare. L'intento non è solo di riprodurre l'atmosfera attraverso i suoni e la diversità dei caratteri: il testo poetico dev'essere letto ad alta voce, declamato! Un vero e proprio intreccio di arte figurativa, verbale e teatrale: la poesia come intuizione, contaminata da ogni forma espressiva.
ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare
spazio con un accordo tam-tuuumb
ammutinamento di 500 echi per azzannarlo
sminuzzarlo sparpagliarlo all’infinito
Nel centro di quei tam-tuumb
spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati)
balzare scoppi tagli pungi batterie tiro
rapido Violenza ferocia regolarità questo
basso grave scandere gli strani folli agita-
tissimi acuti della battaglia Furia affanno
orecchie occhi
narici aperti attenti
forza che gioia vedere udire fiutare tutto
tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare
a perdifiato sotto morsi schiaffi traak-
traack frustare pic-pac-pum-tumb bizz-
zzarie salti altezza 200m. della fucileria
Giù giù in fondo all’orchestra stagni
diguazzare buoi bufali
pungoli carri pluff plaff inpen-
impennarsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack
lari nitriti iiiiii….. scalpiccii tintinnii 3
battaglioni bulgari in marcia croooc-craac
[LENTO DUE TEMPI] Sciumi Marita
o Karvavena croooc craaac grida degli
ufficiali sbataccccchiare come piattttti d’otttttone
pan di qua paack di là cing buuum
cing ciack [PRESTO] ciaciaciaciaciaak
su giù là là in-torno in alto attenzione
sulla testa ciaack bello Vampe
vampe
vampe vampe
vampe vampe
vampe ribalta dei forti die-
vampe
vampe
tro quel fumo Sciukri Pascià comunica tele-
fonicamente con 27 forti in turco in te-
desco allò Ibrahim Rudolf allô allô
attori ruoli echi suggeritori
scenari di fumo foreste
applausi odore di fieno fango sterco non
sento più i miei piedi gelati odore di sal-
nitro odore di marcio Timmmpani
flauti clarini dovunque basso alto uccelli
cinguettare beatitudine ombrie cip-cip-cip brezza
verde mandre don-dan-don-din-béèé tam-tumb-
tumb tumb tumb-tumb-tumb
-tumb Orchestra pazzi ba-
stonare professori d’orchestra questi bastonatissimi
suooooonare suooooonare Graaaaandi
fragori non cancellare precisare ritttttagliandoli
rumori più piccoli minutissssssimi rottami
di echi nel teatro ampiezza 300 chilometri
quadrati Fiumi Maritza
Tungia sdraiati Monti Rò-
dopi ritti alture palchi log-
gione 2000 shrapnels sbracciarsi ed esplodere
fazzoletti bianchissimi pieni d’oro Tum-
tumb 2000 granate
protese strappare con schianti capigliature
tenebre zang-tumb-zang-tuuum-
tuuumb orchestra dei rumori di guerra
gonfiarsi sotto una nota di silenzio
tenuta nell’alto cielo pal -lone
sferico dorato sorvegliare tiri parco aerostatico Kadi-Keuy .
Filippo Tommaso Marinetti
Dipinto: "Ritratto di Marinetti" di C.Carrà