Aosta, 25 giugno 2010
Il cielo trattiene ancora qualche venatura rosata quando le note del violino intonano "Si può fare" , quasi a preannunciare la gioia e la serenità che per due ore colmeranno gli animi degli spettatori che conquistano sedie, gradinate e sempre più numerose porzioni di prato.
Non c'è spazio questa sera, per la tristezza e la paura, Angelo lo spiega: la musica aiuta ad allontanare i sentimenti negativi, anche se non ci si può nascondere da essi.
La musica riesce a farli accettare, a sopportarli, a sublimarli... Non a caso i brani che ha scelto per questo concerto parlano dello scorrere della vita: "Domenica e lunedì", "Il giocatore di biliardo", "Vanità di vanità"... parole che esortano a cogliere il bello che viene regalato e a non dare troppa importanza a ciò che importante non è. Parole impegnative, ma cantate con ritmi vivaci, coinvolgenti e carichi di energia.
L'entusiasmo che scaturisce dal palco, attraverso le note dei musicisti, raggiunge proprio tutti: si battono le mani cantando dei tormenti amorosi, della morte che viene beffata, dei santi che ballano... Poi, i canti dedicati a un santo vero, San Francesco, nella parte più spirituale della serata.
Se la musica è trascendenza, quella di Angelo è però anche pura allegria e divertimento: "Alla fiera dell'est" viene accompagnata con tripudio dagli spettatori; "Cogli la prima mela", a ritmo di chitarre indiavolate e "La pulce d'acqua", in un crescere di applausi colmi di gratitudine e di balli sul prato, come accadeva tanti anni fa, quando ai concerti non si assisteva incollati alle sedie di un teatro.
Splendido? Strepitoso? Nessun aggettivo è in grado di esprimere pienamente le sensazioni che Angelo ha trasmesso con questo concerto. E' stata una carica di speranza, di fiducia nel futuro e di tanta, tanta gioia.
Nel giorno del mio compleanno, il più bel regalo.
Angelo Branduardi, Michele Ascolese e le loro chitarre...
Torino, 11 maggio 2007
Alla Fiera del Libro si è svolta un'interessante conversazione tra Angelo Branduardi e Massimo Bernardini:
FUTURO ANTICO "ALLE SORGENTI DELLA MUSICA"
La musica, prima della parola. Così Angelo ha aperto la custodia del suo violino e ha riempito di note lo spazio della Fiera dedicato agli artisti.
"Cominciamo bene" ha detto qualcuno, e in tanti, come ad un richiamo, si sono fermati ad ascoltare.
Quando poi si è seduto per chiacchierare con Bernardini, giornalista della Rai, alle loro spalle è comparso l'ormai famoso quadro di Tiziano, Concerto Campestre, che ha dato il via ad un interessante e divertente scambio di battute. Angelo ha ribadito la sua estrema soddisfazione nel vedersi in un dipinto del '500 e ha affermato che probababilmente ha "ammorbato" generazioni, non solo negli ultimi tempi, ma nei secoli
Insieme hanno analizzato il dipinto cercando di immaginare cosa si stiano dicendo i due musicisti rappresentati: sono nate ipotesi "spirituali" del tipo: -Quale melodia stai suonando?- E "profane" come: -Ma queste due ci stanno?- Riferito alle fanciulle che completano il quadro. Questo è servito ad introdurre l'origine della musica: il congiungersi di sacro e profano sono una delle caratteristiche principali di questa forma d'arte. Angelo ha parlato degli sciamani, i primi musicisti nella storia dell'uomo e della "forma", la parola, le tecniche, i virtuosismi... Quando si sono sviluppate le forme è iniziato il grande progresso della musica occidentale e, come conseguenza, la fine della cultura popolare.
Bernardini ha sottolineato alcune caratteristiche di Branduardi, contrapponendo il suo stile a quello di altri artisti: il fatto che lui, al contrario degli altri cantautori, non parli di se stesso, ma scriva musica "su commissione", come nel caso dell'Infinitamente Piccolo o componga musica sui testi di Dante, Yeats, Esenin... e che il suo successo sia internazionale.
Angelo ha risposto così: "Molti colleghi partono dalle parole. Io lascio fluire la mia creatività con disciplina e riverso con dignità le mie "viscere". Non ho mai voluto seccare la gente con le mie storie d'amore. Mi sono impossessato di testi altrui perchè volevo essere loro, perchè il loro modo di dire, in quelle poesie, significava tutto il mondo che avevo dentro e non sarei mai stato capace di esprimere. Una poesia è già forma musicale, però questa è la teoria io sono passato alla pratica e non me ne pento. Sono stato di volta in volta Yeats, Dante, Francesco d'Assisi e tutti gli altri che ho voluto incarnare. Gli altri seguono un'altra strada. E' una via diversa, io non sono per tutti. Non interpreto ciò che è, non mi interessa, io interpreto la realtà come vorrei che fosse. Quello che io vedo al di là del muro, c'è chi capisce e chi no. Un artista non può essere uomo per tutte le stagioni, quella è la pizza."
E ha infine spiegato il suo successo internazionale facendo un paragone con Eros Ramazzotti: due italiani completamente diversi, uno amato per l'arte del "bel canto", l'altro perchè nell'immaginario incarna l'uomo rinascimentale, quello del quadro per cui la lingua passa in secondo piano. Pur avendo cantato in francese, inglese, tedesco, non sono importanti le parole: è la musica che conta, l'unica capace ad abbattere le barriere linguistiche.
Insomma: come Branduardi c'è solo Branduardi e, come l'aglio, c'è chi lo ama e c'è chi lo odia. Siamo in tanti ad amarlo e lui lo sa
"Passions lives here" e guardavamo scettici gli stendardi rossi che ce lo ricordavano, mormorando appena un unico pensiero: "Speriamo vada tutto bene..." Poi è successo: -3, -2... e la passione, contagiosa come una risata, è scoppiata.
I cantieri aperti da mesi sono spariti, alcuni nel giro di una notte, e sulle strade si sono improvvisamente materializzati Neve e Gliz. Il passaggio di una lingua di fuoco venuta da lontano ha elettrizzato sciami di bambini e arrossato di imbarazzanti lacrime gli occhi degli adulti intorno a loro.
Quando la lingua di fuoco, in un crescendo di meraviglia e batticuore, è diventata un braciere svettante contro il cielo, beh, forse è stato allora che abbiamo capito "la passione" e che ci eravamo dentro fino al collo.
E' spuntata una bandiera alla finestra. Poi un' altra, un' altra ancora... e quante finestre tricolori!
Piazza S.Carlo si è ricordata di essere bellissima: ha indossato un grande schermo e ha cancellato i suoi parcheggi per dare spazio alla gente. Gente di ogni colore, ogni lingua, ogni bandiera, ma con un'unica forte voce: quella dell'esultanza per i vincitori, e quella del "NOOOOOOO" urlato all'unisono di fronte all'immagine di un uomo azzurro rotolato sulla neve.
"Ci prendiamo un Mameli?" ha chiesto un cronista euforico alla fine di una gara e il cuore di Torino, piazza Castello e delle medaglie, ha cantato l'Inno tante volte: Fratelli d'Italia per davvero.
I sorrisi dei volontari in giacca blu, sparsi in ogni angolo, sono diventati famosi tanto quanto Torino, che non è in provincia di Milano, e i suoi gianduiotti.
I torinesi sono stati sempre in giro, persino di notte! E non soltanto dai venti ai trenta: notti bianche che "nemmeno San Giovanni e Capodanno insieme!"
In coda per i biglietti, per casa Canada, per il simulatore di bob, per la Mole, per il caffè e la pipì, ma con occhi nuovi, curiosi e divertiti, a scrutare quelli stranieri e abbozzare timide frasi: "Do you like Torino?" Perchè era quello "Yeah! It's great!" a starci a cuore.
Curling? Ma che è? E tutti pazzi per il curling! E per i pins attaccati su ogni giacca: "Would you like to change your pin?". E per la raclette di casa Svizzera!
Ci siamo scordarti l'aviaria mangiando pollo arrosto offerto nelle piazze e per un po' non abbiamo più sentito neanche se la faccia di Berlusconi si è vista in tv più di quella di Prodi, perchè noi la tv ce l'avevamo accesa su un unico canale a tutte le ore, casomai ci fossimo persi qualche gara, ad incrociare le dita, incitare e trattenere il fiato negli ultimi secondi (chissà se le ragazze dello short track sanno quanto abbiamo sudato dalle nostre poltrone e che le abbiamo abbracciate forte a quella centesima medaglia...!)
L'imponente regia atmosferica dev'essersi accordata con Castellani: Torino sotto il sole, poi il vento e la neve! Anche pioggia, ma non per l'ultima notte bianca, e ancora sole.
Sole per l'ultima giornata, per l'ultima strepitosa e inaspettata medaglia (d'oro!), per l'ultimo "Ciao Torino".
Adesso il cielo è buio e non c'è più quella grande fiamma a illuminarlo, ma la sua luce ci ha toccati. Ora mormoriamo appena un pensiero nuovo: "Speriamo che continui".
31 luglio 2004: due vecchi amici si ritrovano, dopo tanti anni, a cantare insieme. Roma li accoglie per la prima volta e fa le cose proprio in grande...
Luogo: Colosseo
Invitati: 600.000
Effetti speciali: serie di maxi schermi
Special guest: perfetta luna piena
Non c'è stato proprio niente di patetico nel concerto di queste due vecchie glorie del passato, come qualcuno malignava... Le loro voci, dentro quella musica che ha segnato un'epoca tanto lontana, erano accompagnate da un pubblico di ogni età che, se perdeva il filo dell'inglese, recuperava in fretta con le braccia alzate il sorriso aperto, qualche "la la la"... I brividi sono stati tanti perchè al di là dell'evento, le canzoni di Simon & Garfunkel sono davvero belle e hanno creato un'atmosfera da veri sognatori, proprio di quelli che si abbandonano alle emozioni e, almeno per una notte, dei piedi a terra, se ne infischiano.
"Bridge over troubled water" non ha bisogno di molti commenti: basta leggerla. Con l'augurio di trovare quel ponte e di diventarlo per qualcuno.
Un ponte sulle acque agitate
Quando sei giù
E ti senti piccola
Quando hai le lacrime nei tuoi occhi
Io le asciugherò tutte
Sono dalla tua parte
Quando i tempi diventano duri
E amici semplicemente non ne trovi
Come un ponte sulle acque agitate
Io stenderò sotto di me
Come un ponte sulle acque agitate
Io stenderò sotto di me
Quando sei giù di corda
Quando sei sulla strada
Quando la sera arriva così dura
Io ti darò conforto
Io sarò dalla tua parte
Quando arriva la oscurità
E l’ansia è tutta intorno
Come un ponte sulle acque agitate
Io stenderò sotto di me
Come un ponte sulle acque agitate
Io stenderò sotto di me
Dispiega le vele ragazza d’argento
Dispiega le vele
E’ il tuo tempo di risplendere
Tutti i tuoi sogni sono sul loro cammino
Guarda come risplendono
Se hai bisogno di un amico
Io sto navigando proprio al tuo fianco
Come un ponte sulle acque agitate
Io libererò la tua mente
Come un ponte sulle acque agitate
Io libererò la tua mente
Simon & Garfunkel 1970