"La voce a te dovuta" è una raccolta di settanta componimenti autonomi e senza titolo, ognuno dei quali, però, concorre a formare un poema unitario, incentrato sul tema dell'amore. Si tratta di una sorta di moderno Canzoniere in cui Salinas percorre la ricerca interminabile di una forma di amore assoluto, che oltrepassi i limiti della realtà contingente, del tempo, dei mutevoli stati d'animo, che vada "al di là". Per il poeta, l'arte, come l'amore, è una costante scoperta: così, come nelle domande della notte, l'impulso incontenibile di conoscere ogni cosa della donna amata porta a interrogativi che non avranno mai fine nè risposta, nella poesia Salinas si dichiara "sicuro di non scrivere mai la poesia che spiegherà tutto, la poesia totale e finale di tutto".
Cominciano ad accendersi
le domande della notte.
Ve ne sono di distanti, quiete,
immense, come astri:
chiedono da lassù
sempre
la stessa cosa: come sei.
Altre, fugaci e minute,
vorrebbero sapere cose
lievi di te e precise:
misura
delle tue scarpe, nome
dell’angolo del mondo
dove potresti aspettarmi.
Tu non le puoi vedere,
ma il tuo sonno
è circondato tutto
dalle mie domande.
E forse qualche volta
tu, sognando, dirai
di si, di no, risposte
miracolose e casuali
a domande che ignori,
che non vedi, che non sai.
Perché tu non sai nulla:
e al tuo risveglio,
loro si nascondono,
invisibili ormai, si spengono.
E tu continuerai a vivere
allegra, senza mai sapere
che per metà della tua vita
sei sempre circondata
da ansie, tormenti, ardori,
che incessanti ti chiedono
quello che tu non vedi
e a cui non puoi rispondere.
A la noche se empiezan
a encender las preguntas.
Las hay distantes, quietas,
inmensas, como astros:
preguntan desde allí
siempre
lo mismo: cómo eres.
Otras,
fugaces y menudas,
querrían saber cosas
leves de ti y exactas:
medidas
de tus zapatos, nombre
de la esquina del mundo
dónde me esperarías.
Tú no las puedes ver,
pero tienes el sueño
cercado tode él
por interrogaciones
mías.
Y acaso alguna vez
tú, soñando, dirás
que sí, que no, respuestas
de azar y de milagro
a preguntas que ignoras,
que no ves, que no sabes.
Porque no sabes nada;
y cuando te despiertas,
ellas se esconden, ya
invisibles, se apagan.
Y seguirás viviendo
alegre, sin saber
que en media vida tuya
estás siempre cercada
de ánsias, de afán, de anhelos,
sin cesar preguntándote
eso que tú no ves
ni puedes contestar.
Pedro Salinas
Dipinto di Daniel Hughes
Fra il 1933 e il 1934, anno della composizione di questo poema in lingua inglese, Borges attraversa un periodo di intensa produzione letteraria: i contenuti delle sue opere sono pervasi da un'intensa vena creativa, visionaria e simbolica, generata dalla reazione verso l'implacabile malattia che entro brevi anni lo condurrà alla cecità.
Ad una prosa rigorosa, talvolta graffiante, e distaccata dalle cose del mondo, si contrappongono però momenti di raffinato lirismo, di aderenza agli eventi della vita, che, come nel caso di questi versi, sfociano in una disarmante spontaneità.
Cosa si può offrire ad una donna per tenerla con sè? Borges non promette ciò che non possiede Porge semplicemente se stesso, il nocciolo di se stesso, con il dolore e la delusione accumulati nel corso degli anni. E un altro importante dono: "Ti offro spiegazioni di te stessa... autentiche e sorprendenti notizie di te". Che è come dire: "sono pronto ad ascoltarti, a seguirti, a sostenerti"... Non pronuncia la parola "amore", eppure è quello il suo regalo.
Con cosa posso trattenerti?
Ti offro strade difficili, tramonti
disperati, la luna di squallide
periferie.
Ti offro le amarezze di un uomo
che ha guardato a lungo la triste luna.
Ti offro i miei antenati, i miei morti,
i fantasmi a cui i viventi hanno reso
onore col marmo: il padre di mio
padre ucciso sulla frontiera di
Buenos Aires, due pallottole attraverso
i suoi polmoni, barbuto e morto,
avvolto dai soldati nella pelle di
una mucca; il nonno di mia madre -
appena ventiquattrenne - a capo di
un cambio di trecento uomini in Perù,
ora fantasmi su cavalli svaniti.
Ti offro qualsiasi intuizione sia
nei miei libri, qualsiasi virilità
o vita umana.
Ti offro la lealtà di un uomo
che non è mai stato leale.
Ti offro quel nocciolo di me stesso
che ho conservato, in qualche
modo - il centro del cuore che
non tratta con le parole, nè coi
sogni e non è toccato dal tempo,
dalla gioia, dalle avversità.
Ti offro il ricordo di una
rosa gialla al tramonto,
anni prima che tu nascessi.
Ti offro spiegazioni di te stessa,
teorie su di te, autentiche e
sorprendenti notizie di te.
Ti posso dare la mia tristezza,
la mia oscurità, la fame del
mio cuore; cerco di corromperti con l'incertezza,
il pericolo, la sconfitta.
Jorge Luis Borges
Libera traduzione da "Two English Poems" (seconda lirica):
What can I hold you with?
I offer you lean streets, desperate sunsets, the
moon of the jagged suburbs.
I offer you the bitterness of a man who has looked
long and long at the lonely moon.
I offer you my ancestors, my dead men, the ghosts
that living men have honoured in bronze:
my father's father killed in the frontier of
Buenos Aires, two bullets through his lungs,
bearded and dead, wrapped by his soldiers in
the hide of a cow; my mother's grandfather
--just twentyfour-- heading a charge of
three hundred men in Peru, now ghosts on
vanished horses.
I offer you whatever insight my books may hold,
whatever manliness or humour my life.
I offer you the loyalty of a man who has never
been loyal.
I offer you that kernel of myself that I have saved,
somehow --the central heart that deals not
in words, traffics not with dreams, and is
untouched by time, by joy, by adversities.
I offer you the memory of a yellow rose seen at
sunset, years before you were born.
I offer you explanations of yourself, theories about
yourself, authentic and surprising news of
yourself.
I can give you my loneliness, my darkness, the
hunger of my heart; I am trying to bribe you
with uncertainty, with danger, with defeat.
Jorge Luis Borges
Immagine di Julian Hill
Versi caldi e luminosi per intonarsi alle giornate estive e la serena fermezza di un sentimento sempre vivo, anche per quando l'estate, stagione fugace, sarà finita... Shakespeare non si accontenta di paragonare il suo amore allo splendore dell'estate: la sua vita dura poco. E quando il caldo è soffocante o il vento schiaffeggia impietoso i germogli appena nati, le giornate estive tanto amate perdono un po' della loro radiosa bellezza. Un poeta può fare molto di più: può sfidare il tempo, fermandolo nella piena avvenenza di chi ama, può sfidare anche la morte nella sua pretesa di fatalità. E, con i suoi versi, vincere.
Dovrei paragonarti a un giorno d'estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
né perdere possesso del bello che tu hai;
né morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perché al tempo contrasterai la tua eternità:
finché ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita.
Shall'I compare thee to a summer's day?
Thou art more lovely and more temperate:
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer's lease bath all too sport a date:
Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimmed;
And every fair from fair sometime declines,
By chance or nature's changing course untrimmed;
But thy eternal summer shall not fade,
Nor lose possession of that fair thou ow'st;
Nor shall death brag thou wander'st in his shade,
When in eternal lines to time thou grow'st:
So long as men can breathe, or eyes can see,
So long lives this, and this gives life to thee.
William Shakespeare, sonnet XVIII
Dipinto: "Circle - Dance" 2002 di S.Atzori
Ecco tutta l'esultanza di un poeta innamorato, allegro, pazzo di gioia per l'arrivo di quella donna che riesce a giocare con il suo cuore.
"Niente più giogo!" In genere si dice quando ci si sente liberi dal vincolo di una relazione e dagli obblighi morali che comporta... Per Majakovskij invece, è tutto il contrario: prova la sensazione primitiva e inebriante di chi, finalmente, si lascia scivolare nelle mani di un amore, vuole essere posseduto da quell'amore. Il pericoloso sovversivo da temere, ha in realtà la sensibilità e il bisogno d'affetto di un bambino.
Poi sei venuta tu,
e t'è bastata un'occhiata
per vedere
dietro quel ruggito,
dietro quella corporatura,
semplicemente un fanciullo.
L'hai preso,
hai tolto via il cuore
e, così,
ti ci sei messa a giocare,
come una bambina con la palla.
E tutte,
signore e fanciulle,
sono rimaste impalate
come davanti a un miracolo.
"Amare uno così?
Ma quello ti si avventa addosso!
Sarà una domatrice,
una che viene da un serraglio!"
Ma io, io esultavo.
Niente più
giogo!
Impazzito dalla gioia,
galoppavo,
saltavo come un indiano a nozze,
tanto allegro mi sentivo,
tanto leggero.
Vladimir Majakovskij
Dipinto: "Girl with ball" Roy Lichtenstein
Se è vero che la poesia è in grado di esprimere ogni più recondita emozione, in questa lirica è sufficiente il suono delle parole di chi si ama per scatenare il furore dei turbamenti che si impossessano del cuore, del corpo.
"Rumore di pelle sul pavimento" è l'immagine che Alda Merini offre al subbuglio dei sensi in un culmine di esaltazione quasi adolescenziale. Non a caso questa poesia è stata inserita in una raccolta edita da Salani, intitolata "Folle, folle, folle di amore per te - Poesie per giovani innamorati". Sì, per giovani innamorati, anche se sappiamo bene che, quando si parla d'amore, l'età dell'adolescenza non è mai fissa nel tempo: può esplodere in qualunque momento della vita di un uomo o di una donna... scompigliandone le certezze.
L'ora più solare per me
quella che più mi prende il corpo
quella che più mi prende la mente
quella che più mi perdona
è quando tu mi parli.
Sciarade infinite,
infiniti enigmi,
una così devastante arsura,
un tremito da far paura
che mi abita il cuore.
Rumore di pelle sul pavimento
come se cadessi sfinita:
da me si diparte la vita
e d'un bianchissimo armento io
pastora senza giudizio
di te amor mio mi prendo il vizio.
Vizio che prende un bambino
vizio che prende l'adolescente
quando l'amore è furente
quando l'amore è divino.
Alda Merini