L'erotismo che traspare da questi versi è avvolto da un desiderio quasi tangibile: nel buio della notte, un ricordo pieno di luce.
palpito amato, allora torna e prendimi,
che si ridesta viva la memoria
del corpo, e antiche brame trascorrono nel sangue,
allora che le labbra ricordano, e le carni,
e nelle mani un senso tattile si riaccende.
Torna sovente e prendimi, la notte,
allora che le labbra ricordano, e le carni..."
Costantino Kavafis
Foto: Man Ray
"Che la mia carne fosse la tua carne"...
Ecco l' amore che non si accontenta di possedere la mente, il corpo e le attenzioni dell'essere amato, ma pretende di impregnarne l'essenza con la propria, in una fusione di carne, sangue e di pensieri.
Uno scambio erotico e spirituale che non esclude il crudele egoismo di una passione assoluta, ma lo innalza ad un'assimilazione totale, completa, dove l'uomo resta nella donna fino alla fine.
Perchè quando si ama così, non può che essere "persempre".
Vorrei restare nelle tue labbra
Per estinguermi nella neve
Dei tuoi denti.
Vorrei restare nel tuo petto
Per dissolvermi in sangue.
Vorrei fra i tuoi capelli
D'oro per sempre sognare,
Che il cuore si facesse
Tomba del mio che soffre,
Che la mia carne fosse la tua carne,
Che la mia fronte fosse la tua fronte.
Vorrei che l'intera anima mia
Entrasse nel tuo corpo minuto,
Ed essere io il tuo pensiero,
Ed essere io la tua veste bianca,
Perchè tu t'innamori di me
Con passione così ardente
Da consumarti mentre mi cerchi
Senza ormai più potermi trovare.
Perchè tu te ne vada gridando
Il mio nome verso i tramonti,
Domandando di me all'acqua,
Bevendo triste le amarezze
Disseminate lungo il sentiero
Dal mio cuore nell'amarti.
E intanto io penetrerò
Nel tuo dolce e fragile corpo,
Divenendo, oh donna, te stessa,
E restando per sempre in te,
Mentre tu invano mi cercherai
Da Oriente fino a Occidente,
Finchè in ultimo, ci arderà
La grigia fiamma della morte.
Federico García Lorca
Dipinto: "Il bacio" G.Klimt
Dalla prima raccolta "Residenze sulla terra" parole che fanno arrossire, ma per la svelata intimità di un'anima. Neruda graffia. Graffia con i versi e con le immagini che rimandano: il suo sguardo è duro, la parola "amore" è privilegio degli adulteri ed è l'unico cenno di romanticismo nel descrivere gli incontri di cui vorrebbe essere solo un attento osservatore. Non può limitarsi ad osservare,perchè quello che vede, è vero, non tocca il corpo, ma coinvolge tutta la sua anima. I graffi più profondi non sono dati delle carezze sudate, dai baci viscidi o dal debito coniugale, ma sono quelli della tragica solitudine che lo circonda, lo penetra, cospira contro di lui, infine lo assedia senza sosta.
I giovani omosessuali e le ragazze innamorate
e le lunghe vedove che soffrono di delirante insonnia
e le giovani signore ingravidate da trenta ore
e i rauchi gatti che attraversano il mio giardino buio,
come una collana di palpitanti ostriche sessuali
circondano la mia residenza solitaria,
come nemici impiantati contro la mia anima,
come cospiratori in veste da camera
con la consegna di scambiarsi lunghi viscidi baci.
L'estate radiosa guida gli innamorati
in uniformi reggimenti malinconici,
formati da grasse e magre e gaie e tristi coppie:
sotto le eleganti palme, vicino all'oceano e alla luna,
c'è una continua vita di pantaloni e gonne,
un frusciare di calze di seta accarezzate,
seni di donna che luccicano come occhi.
Il piccolo impiegato, dopo tanto,
dopo il trantran settimanale e i romanzi che legge la sera a letto,
ha definitivamente sedotto la sua vicina
e la porta negli squallidi cinematografi
dove gli eroi son puledri o principi appassionati,
e ne accarezza le gambe piene di dolce peluria
con le ardenti mani sudate che puzzano di sigaretta.
Le sere del seduttore e le notti degli sposi
si uniscono come due lenzuoli per seppellirmi,
e le ore dopo desinare, quando i giovani studenti
e le giovani studentesse e i sacerdoti si masturbano,
e gli animali fornicano senza preludi
e le api odorano di sangue e le mosche ronzano colleriche
e i cugini fanno strani giochi con le cugine
e i medici guardano con rabbia il marito della giovane paziente,
e le ore del mattino quando il professore, come per una svista,
assolve il suo debito coniugale e fa colazione,
e più ancora gli adùlteri, che si amano di vero amore
sopra letti alti e lunghi come imbarcazioni:
immancabilmente, incessantemente mi assedia
questo gran bosco di respiri e di viluppi
con grandi fiori simili a bocche e a dentature
e nere radici a forma di unghie e di scarpe.
Pablo Neruda
Dipinto: "Coppie" S.Natali
"I Gioielli" è una delle sei liriche condannate per immoralità, che Baudelaire fu costretto ad eliminare dalla prima pubblicazione de "I Fiori del Male".
Non c'è scandalo per noi, lettori del 2000, abituati alla libertà di leggere parole ben più esplicite, ma questa poesia è datata 1857 e per la società benpensante dell'epoca era davvero troppo figurarsi una donna tutta nuda... tranne i gioielli.
Non c'è scandalo, ma il suono delle collane, l'amore come il mare che sale alla scogliera, il sensuale invito di un corpo che muovendosi turba la quiete dell'anima... sono sempre immagini di un avido desiderio, di un raffinato erotismo.
La tanto amata era nuda e, del mio cuore esperta,
non aveva tenuto che i gioielli sonori,
il cui fasto le dava quel vittorioso assetto
che nei giorni felici hanno le schiave dei Mori.
Quando sparge danzando il vivo, beffardo strepito
quest'universo splendente di metallo e di pietra
mi rapisce in estasi, e amo pazzamente
le corse in cui suono e luce si compenetrano.
Era dunque distesa e si lasciava amare,
e dall'alto del divano sorrideva di piacere
al mio amore profondo e dolce come il mare
che verso lei saliva come alla sua scogliera.
Gli occhi fissi su di me, come una tigre domata,
con aria vaga e sognante cambiava le sue pose,
e il candore, cui la lascivia era mischiata,
dava un fascino inedito alle sue metamorfosi;
e il braccio e la gamba e la coscia e le reni,
serici come olio, flessuosi come un cigno,
passavano sotto i miei occhi chiaroveggenti e sereni;
e il ventre e i seni, grappoli della mia vigna,
avanzavano, più invitanti degli Angeli del male,
per turbare la quiete in cui la mia anima posava
e per farla sloggiare dalla rocca di cristallo
dove s'era seduta, calma e solitaria.
Mi pareva vedere, fusi in un disegno insolito,
le anche dell'Antiope e il busto di un imberbe,
tanto la vita dava risalto al bacino. Il trucco
su quel colore fulvo e brunito era superbo!
- La lampada rassegnata era morta a poco a poco,
e poichè il solo camino rischiarava la stanza,
ogni qual volta mandava un suo sospiro di fuoco
quella pelle ambrata s'inondava di sangue!
Charles Baudelaire
Dipinto: "Donna con l'onda" G.Courbet
Quando Neruda scrisse in "Confesso che ho vissuto" il timore di vedere morire i suoi versi in un mondo di troppi poeti e pochi lettori, di certo non poteva immaginare la straordinaria forza divulgatrice del web... nè l'accortezza da parte di alcune case editrici di stampare testi immortali ad un prezzo ragionevole. E da un piccolo volume edito da Tea, "Poesie erotiche (Il fromboliere entusiasta)" è tratta questa lirica. Parole scritte in gioventù, che il poeta non volle pubblicare prima del 1933 perchè considerate inadeguate rispetto all'arte della maturità, ma che proprio per questo motivo io amo di più. Desiderio e passione, sicuramente, ma soprattutto l'emozione di uno scambio: il maschio e la femmina che nella loro più nuda sostanzialità si ricevono, nella loro assoluta complementarietà, si danno.
Canzone del maschio e della femmina!
La frutta dei secoli
che spreme il suo succo
nelle nostre vene.
La mia anima che si riversa nella tua carne distesa
per uscire da te più buona,
il cuore che si spande
si stira come una pantera,
e la mia vita, ridotta a schegge, che si annoda
a te come alla luce delle stelle!
Mi ricevi
come la vela il vento.
Ti ricevo
come il solco la semina.
Dormi sui miei dolori
se i miei dolori non ti bruciano,
legati alle mie ali,
che forse le mie ali ti porteranno,
raddrizza i miei desideri,
che forse compiangi la loro lotta.
Tu sei l'unica cosa che ho
da quando ho perso la mia tristezza!
Squarciami come una spada
o ricevimi come un'antenna!
Baciami,
mordimi,
incendiami,
che io vengo sulla terra
solo per il naufragio dei miei occhi di maschio
nell'acqua infinita dei tuoi occhi di femmina!
Pablo Neruda