Poeti e Sognatori

...Sembra uno spazio fuori dal mondo, ma non č cosė.
Tu fai vedere al tuo sogno che veramente ci tieni a incontrarlo, senza pretendere che lui faccia tutta la strada da solo per arrivare fino a te [...]. I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi

Fabio Volo
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 "C'è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce" L.Cohen ... di Alessandra Mazzucco

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Alessandra Mazzucco (del 27/04/2008 @ 21:11:13, in I Poeti, linkato 2269 volte)

La vita da poeta "maledetto" di Charles Baudelaire inizia a sette anni quando la madre, rimasta vedova, sposa il rigido maggiore Jacques Aupick, nominandolo cotutore del figlio. L'affetto morboso verso la mamma e l'indole severa del patrigno causeranno nel bimbo un forte disagio che lo porterà ad un'ossessione edipica mai risolta. Viene espulso per indisciplina da un prestigioso collegio, termina gli studi privatamente e comincia a frequentare gli ambienti artistici di Parigi dando prova di possedere un brillante talento letterario e modi raffinati uniti ad un accentuato amore per le donne e per il lusso. Le sue passioni, però, causano ben presto forte preoccupazione in famiglia: il giovane Baudelaire sperpera notevoli somme di denaro ricevuto in prestito e quando contrae la prima malattia venerea, Aupick lo imbarca per l'India.
Al ritorno, maggiorenne, eredita il patrimonio paterno, ma prima che riesca a scialacquare ogni sostanza, i genitori ricorrono alle legge per salvarne ciò che resta. Saranno anni difficili, tormentati, caratterizzati dall'accesa passione per l'attrice creola Jeanne Duval, rapporto travagliato che durerà fino alla morte; dall'astio crescente verso il patrigno, che vorrebbe vedere fucilato; dagli eccessi di alcool, sesso, droga, ma, soprattutto, da infervorate poesie: gli anni de "I Fiori del Male". Nel celebre poema si scopre un uomo terribilmente consapevole delle sue azioni e deciso con ogni mezzo a strappare il velo dell'ipocrisia che copre la società, priva di fedi profonde ed ammalata di noia, il peggiore dei mali. Sono versi crudi, scritti con rabbia, passione ed una tale schiettezza che, appena pubblicati, vengono condannati come immorali e obbligano autore e casa editrice a pagare un'ammenda e a sopprimere sei poesie. La produzione artistica di Baudelaire non si ferma a "I fiori del male", verranno scritte altre raccolte poetiche e saggi, ma il fisico straziato dalla sifilide e dalla droga cederà, nel 1867, all'età di 46 anni.
Verrà sepolto nel cimitero di Montparnasse, accanto al generale Aupick
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Di Alessandra Mazzucco (del 27/04/2008 @ 21:02:12, in Voci da arrossire, linkato 5001 volte)

 

 

 

 

 

Dalla prima raccolta "Residenze sulla terra" parole che fanno arrossire, ma per la svelata intimità di un'anima. Neruda graffia. Graffia con i versi e con le immagini che rimandano: il suo sguardo è duro, la parola "amore" è privilegio degli adulteri ed è l'unico cenno di romanticismo nel descrivere gli incontri di cui vorrebbe essere solo un attento osservatore. Non può limitarsi ad osservare,perchè quello che vede, è vero, non tocca il corpo, ma coinvolge tutta la sua anima. I graffi più profondi non sono dati delle carezze sudate, dai baci viscidi o dal debito coniugale, ma sono quelli della tragica solitudine che lo circonda, lo penetra, cospira contro di lui, infine lo assedia senza sosta.   
 
I giovani omosessuali e le ragazze innamorate
e le lunghe vedove che soffrono di delirante insonnia
e le giovani signore ingravidate da trenta ore
e i rauchi gatti che attraversano il mio giardino buio,
come una collana di palpitanti ostriche sessuali
circondano la mia residenza solitaria,
come nemici impiantati contro la mia anima,
come cospiratori in veste da camera
con la consegna di scambiarsi lunghi viscidi baci.
 
L'estate radiosa guida gli innamorati
in uniformi reggimenti malinconici,
formati da grasse e magre e gaie e tristi coppie:
sotto le eleganti palme, vicino all'oceano e alla luna,
c'è una continua vita di pantaloni e gonne,
un frusciare di calze di seta accarezzate,
seni di donna che luccicano come occhi.
 
Il piccolo impiegato, dopo tanto,
dopo il trantran settimanale e i romanzi che legge la sera a letto,
ha definitivamente sedotto la sua vicina
e la porta negli squallidi cinematografi
dove gli eroi son puledri o principi appassionati,
e ne accarezza le gambe piene di dolce peluria
con le ardenti mani sudate che puzzano di sigaretta.
 
Le sere del seduttore e le notti degli sposi
si uniscono come due lenzuoli per seppellirmi,
e le ore dopo desinare, quando i giovani studenti
e le giovani studentesse e i sacerdoti si masturbano,
e gli animali fornicano senza preludi
e le api odorano di sangue e le mosche ronzano colleriche
e i cugini fanno strani giochi con le cugine
e i medici guardano con rabbia il marito della giovane paziente,
e le ore del mattino quando il professore, come per una svista,
assolve il suo debito coniugale e fa colazione,
e più ancora gli adùlteri, che si amano di vero amore
sopra letti alti e lunghi come imbarcazioni:
immancabilmente, incessantemente mi assedia
questo gran bosco di respiri e di viluppi
con grandi fiori simili a bocche e a dentature
e nere radici a forma di unghie e di scarpe.
 
Pablo Neruda
 
Dipinto: "Coppie" S.Natali
 

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Di Alessandra Mazzucco (del 22/04/2008 @ 22:08:34, in Sogni sul pentagramma, linkato 4034 volte)

 

 

 

 

  

Talvolta la nostalgia sovrasta il ricordo e lo abbellisce di tinte sfolgoranti per lasciarlo meglio impresso nella mente.
De Andrè sa di primavere lontane, accordi di chitarra provati e riprovati, cori improvvisati. Sa di erba appena tagliata,  pioggia e fango, fuoco crepitante. Sa di quel tempo in cui il tempo non passava mai e sul più bello passava troppo in fretta. Sa di quando ogni sogno pareva possibile e le bocche, timorose, si schiudevano improvvise senza pudore: "dammi quello che vuoi, io quel che posso..."

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Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
Signora Libertà Signorina Fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

F. De Andrè - M.Bubola

Foto:  Lorussophoto


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Di Alessandra Mazzucco (del 21/04/2008 @ 21:13:35, in Sguardi beffardi, linkato 4122 volte)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questo titolo non c'è proprio niente di poetico, però, pare che essere bella e ricca sia al top dei sogni delle donne... forse non è così altamente contemplato l'aggettivo "stronza"... in ogni caso, come poter resistere ad un simile invito? Ci fosse mai sfuggita qualche dritta... ; - ) Premesso che Giulio Cesare Giacobbe, l'autore, è psicologo e psicoterapeuta (quindi chissà quante ne ha sentite) e che la sua ex moglie ha seguito scientificamente le istruzioni riportate sul libro (ora, lui ha cinque case in meno), vale la pena di leggere tutte le crudeli verità, che di sicuro in cuor nostro già conosciamo bene, ma che scritte nero su bianco fanno tutto un altro effetto. Forse non è il caso di mettere in pratica ,alla lettera, ogni accorgimento, ma questo dipende da noi e dalla gradazione di ricchezza e di stronzaggine a cui aspiriamo.
Giacobbe segue un percorso semplice, ma rigoroso: attraverso una straziante (perchè ahimè molto realistica) e spassossima (scrive da far morire dal ridere, il furbastro) analisi delle differenze tra la testa dell'uomo e quella della donna, spiega, tanto per cominciare, come diventare bella. Già qui si capisce che gran parte delle nostre convinzioni tramandate con tanto impegno e affetto da intere generazioni di nonne e mamme, vanno tristemente a farsi benedire: non è bello ciò che è bello (e non ha cellulite), ma è bello ciò che... si muove in modo seducente (cellulite compresa). Cioè, che sculetta.  
Appresa, a grandi linee, l'arte del movimento, si passa al sodo: dopo tanta fatica per diventare belle, che farsene di un morto di fame? Ed ecco le dritte sui luoghi da frequentare (lui, per non essere frainteso, li chiama pollai) ma, soprattutto, su come frequentarli. Mica facile: non sono citati uffici, scuole nè supermercati. Neanche le scarpe da ginnastica. 
Comunque, con un'assidua dedizione alla causa, diventare ricca si può, ma per rimanerlo è necessario diventare anche stronza. Come si fa, io non ve lo dico (mica sono stronza), vi basti però sapere che la conclusione del libro insinua qualche lodevole dubbio: diventare bella, ricca e stronza... ma è proprio questo ciò che sogniamo?
 

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Di Alessandra Mazzucco (del 19/04/2008 @ 20:00:07, in Poeti innamorati, linkato 10580 volte)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco tutta l'esultanza di un poeta innamorato, allegro, pazzo di gioia per l'arrivo di quella donna che riesce a giocare con il suo cuore.
"Niente più giogo!" In genere si dice quando ci si sente liberi dal vincolo di una relazione e dagli obblighi morali che comporta... Per Majakovskij invece, è tutto il contrario: prova la sensazione primitiva e inebriante di chi, finalmente, si lascia scivolare nelle mani di un amore, vuole essere posseduto da quell'amore. Il pericoloso sovversivo da temere, ha in realtà la sensibilità e il bisogno d'affetto di un bambino. 

 
Poi sei venuta tu,
e t'è bastata un'occhiata 

per vedere
dietro quel ruggito,
dietro quella corporatura,
semplicemente un fanciullo.
L'hai preso,
hai tolto via il cuore
e, così,
ti ci sei messa a giocare,
come una bambina con la palla.
E tutte,
signore e fanciulle,
sono rimaste impalate
come davanti a un miracolo.
"Amare uno così?
Ma quello ti si avventa addosso!
Sarà una domatrice,
una che viene da un serraglio!"
Ma io, io esultavo.
Niente più
giogo!
Impazzito dalla gioia,
galoppavo,
saltavo come un indiano a nozze,
tanto allegro mi sentivo,
tanto leggero.
 
Vladimir Majakovskij
 
Dipinto: "Girl with ball" Roy Lichtenstein
  

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