Poeti e Sognatori

...Sembra uno spazio fuori dal mondo, ma non č cosė.
Se puoi sognarlo, puoi farlo.

Walt Disney
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 quam minimum credula postero... di Alessandra Mazzucco

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Alessandra Mazzucco (del 18/12/2009 @ 23:07:45, in Sogni sul pentagramma, linkato 5070 volte)

24 dicembre 1818: ad Oberndorf, località nelle vicinanze di Salisburgo, il pastore della chiesa di St. Nicholas si incammina verso l'abitazione di Franz Gruber un insegnante di musica. Si chiama Joseph Mohr, ha con sè i versi gioiosi di una poesia che ha scritto pochi anni prima per celebrare la nascita di Gesù e desidera che venga composto un accompagnamento per chitarra in modo da poter presentare un canto nuovo durante la messa di mezzanotte. 
Qualcuno racconta che l'organo della chiesa fosse stato rovinato dai topi e da qui nascesse l'esigenza di una melodia suonata da uno strumento diverso; altri affermano che Mohr amasse così tanto il suono della chitarra da preferirlo agli altri per la sua composizione... in realtà non si conoscono le motivazioni di questa scelta, ma si sa per certo che quella sera, durante la messa di mezzanotte, Joseph Mohr e Franz Gruber intonando per la prima volta  "Stille Nacht! Heilige Nacht! " crearono un'atmosfera così calda e coinvolgente da incantare tutti i presenti.  
Un costruttore d'organo, Karl Mauracher, dopo aver riparato lo strumento della chiesa di St. Nicholas, ottenne una copia dello spartito, così il canto natalizio cominciò il suo viaggio in tutto il mondo.         
Quando la melodia di "Stille Nacht" divenne celebre, si pensò che fosse stata composta da Haydn, Mozart o Beethoven, così, sebbene Franz Gruber avesse più volte dichiarato di esserne l'autore, morì senza alcun riconoscimento. Soltanto pochi anni fa fu trovato un manoscritto di Mohr in cui risultava che il nome dell'autore della musica era effettivamente Gruber.  
Joseph Mohr, rimase un modesto curato e utilizzò tutti i suoi guadagni per l'educazione e l'istruzione dei bambini della zona in cui era stato assegnato come pastore. 
E la chiesa di St. Nicholas?
Fu demolita nei primi anni del '900 a causa delle inondazioni che l'avevano resa pericolante, ma dal 1937, anno della sua ricostruzione, continua ad essere meta di pellegrinaggi in tutti i periodi dell'anno e, naturalmente, soprattutto a Natale. Un peccato non poterla visitare, ma sul sito dedicato a "Stille Nacht" è possibile vedere attraverso una web-cam l'ingresso della cappella.    
Ora "Stille Nacht", nata dall'ispirazione di due uomini semplici, è cantata in più di 120 lingue diverse: ha attraversato ogni confine, ogni barriera e sulle sue note... arriva Natale.       
 
Stille Nacht! Heil'ge Nacht!
Alles schläft, Einsam wacht
Nur das traute heilige Paar.
Holder Knab' im lockigten Haar;
Schlafe in himmlischer Ruh!
Schlafe in himmlischer Ruh!

 
Di Alessandra Mazzucco (del 11/01/2009 @ 16:15:04, in Sogni sul pentagramma, linkato 2610 volte)

Video realizzato da Michelangelo Gargiulo

 
Di Alessandra Mazzucco (del 22/04/2008 @ 22:08:34, in Sogni sul pentagramma, linkato 4069 volte)

 

 

 

 

  

Talvolta la nostalgia sovrasta il ricordo e lo abbellisce di tinte sfolgoranti per lasciarlo meglio impresso nella mente.
De Andrè sa di primavere lontane, accordi di chitarra provati e riprovati, cori improvvisati. Sa di erba appena tagliata,  pioggia e fango, fuoco crepitante. Sa di quel tempo in cui il tempo non passava mai e sul più bello passava troppo in fretta. Sa di quando ogni sogno pareva possibile e le bocche, timorose, si schiudevano improvvise senza pudore: "dammi quello che vuoi, io quel che posso..."

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Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
Signora Libertà Signorina Fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

F. De Andrè - M.Bubola

Foto:  Lorussophoto


 
Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 23:05:21, in Sogni sul pentagramma, linkato 9193 volte)

Se un professore di lettere che scrive poesie (e le canta pure), in piena notte, da solo in casa, resta senza luce e con le parole giuste, proprio quelle, da fermare sul foglio... può anche succedere che tiri giù dal letto un amico... e gli detti per telefono il testo di una canzone meravigliosa.

  


 
"Fernando Pessoa chiese gli occhiali e si addormentò e quelli che scrivevano per lui lo lasciarono solo, finalmente solo..."


 
Ecco come inizia "Le lettere d'amore (Chevalier de pas)": citando nel titolo il primo personaggio inventato da Pessoa, al quale scriveva da bambino... ed immaginando l'ultimo giorno di vita del poeta grazie ai versi scritti dall'eteronimo Alvaro de Campos pochi giorni prima di morire. 
"E la finì di mascherarsi dietro tanti nomi,
dimenticando Ophelia
per cercare un senso che non c'è
e alla fine chiederle:
-Scusa se ho lasciato le tue mani,
ma io dovevo solo scrivere, scrivere,
scivere di me... -
 
Ophelia Queiroz era la donna che riceveva le lettere d'amore di Pessoa. Lettere allegre, affettuose, fitte di baci e appuntamenti che, quasi senza motivo, a un certo punto cessarono. Lettere ridicole? Sì, per Pessoa le lettere d'amore erano ridicole: proprio perchè parlavano d'amore.
 
"E costruì
un delirante universo senza amore
dove tutte le cose
hanno stanchezza di esistere
e spalancato dolore."
 
"E capì tardi che dentro
quel negozio di tabaccheria
c'era più vita di quanta ce ne fosse
in tutta la sua poesia;
e che invece di  continuare a tormentarsi
con un mondo assurdo
basterebbe toccare il corpo di una donna,
rispondere a uno sguardo..."
 
La voce di Vecchioni è accorata e persuasiva, gli archi la accompagnano appena... quasi a sottolineare l'errore da non commettere, in un crescente rimpianto.
 
"...le lettere d'amore
che avevo immaginato,
ma mi facevan ridere
magari fossi in tempo,
se avessi ancora il tempo
per potertele scrivere..."


Il testo della poesia di Alvaro de Campos:
Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
 
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
 
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
 
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
 
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgemene
lettere d'amore ridicole.
 
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere d'amore
a essere ridicoli.
 
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole). 
Alvaro de Campos, 21 ottobre 1935 

 

Il video "Le lettere d'amore" è stato realizzato da Michelangelo Gargiulo.

 
Di Alessandra Mazzucco (del 05/04/2008 @ 18:49:00, in Sogni sul pentagramma, linkato 3776 volte)

"Un medico" è uno dei personaggi che Fabrizio De Andrè, con l'arte poetica che lo distingueva, trasferì dall' "Antologia di Spoon River" di E. Lee Masters, all'album "Non al denaro non all'amore nè al cielo". Un idealista che assiste al crollo dei suoi sogni, in una realtà ben lontana dalla sua immaginazione ed una scelta: l'Elisir Di Lunga Vita, la truffa.
De Andrè pone l'accento sul sogno bambino di diventare medico, vocazione che si realizza per amore. Ma l'amore non basta: si devono fare i conti con "gli altri" e con l'implacabile lotta per la sopravvivenza. Come si possono mantenere una moglie, dei figli, cercando di guarire malati tanto poveri da non poter pagare? E' molto amara l'accusa verso i colleghi, ora si chiama "mobbing", ma è un fenomeno sempre esistito, così come è sempre esistito l'imbroglio, visto in questo caso come crimine necessario.
Non c'è condanna nelle parole del cantautore, nè in quelle del poeta: il medico ha pagato, in una cella, "dottor professor truffatore imbroglione".       
  
Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti
Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore,
perché i ciliegi tornassero in fiore
E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione
E i colleghi d' accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare
E allora capii fui costretto a capire
che fare il dottore è soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame
E il sistema sicuro è pigliarti per fame
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza,
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l' etichetta diceva: elisir di giovinezza
E un giudice, un giudice con la faccia da uomo
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione
  
Bentivoglio e De Andrè

 

 
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