Poeti e Sognatori

...Sembra uno spazio fuori dal mondo, ma non č cosė.
La perenne tentazione della vita è quella di confondere i sogni con la realtà.

Jim Morrison
Immagine
 Verdi suggestioni... di Alessandra Mazzucco

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Alessandra Mazzucco (del 22/04/2008 @ 22:08:34, in Sogni sul pentagramma, linkato 4075 volte)

 

 

 

 

  

Talvolta la nostalgia sovrasta il ricordo e lo abbellisce di tinte sfolgoranti per lasciarlo meglio impresso nella mente.
De Andrè sa di primavere lontane, accordi di chitarra provati e riprovati, cori improvvisati. Sa di erba appena tagliata,  pioggia e fango, fuoco crepitante. Sa di quel tempo in cui il tempo non passava mai e sul più bello passava troppo in fretta. Sa di quando ogni sogno pareva possibile e le bocche, timorose, si schiudevano improvvise senza pudore: "dammi quello che vuoi, io quel che posso..."

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Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
Signora Libertà Signorina Fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

F. De Andrè - M.Bubola

Foto:  Lorussophoto


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Di Alessandra Mazzucco (del 27/04/2008 @ 21:02:12, in Voci da arrossire, linkato 5052 volte)

 

 

 

 

 

Dalla prima raccolta "Residenze sulla terra" parole che fanno arrossire, ma per la svelata intimità di un'anima. Neruda graffia. Graffia con i versi e con le immagini che rimandano: il suo sguardo è duro, la parola "amore" è privilegio degli adulteri ed è l'unico cenno di romanticismo nel descrivere gli incontri di cui vorrebbe essere solo un attento osservatore. Non può limitarsi ad osservare,perchè quello che vede, è vero, non tocca il corpo, ma coinvolge tutta la sua anima. I graffi più profondi non sono dati delle carezze sudate, dai baci viscidi o dal debito coniugale, ma sono quelli della tragica solitudine che lo circonda, lo penetra, cospira contro di lui, infine lo assedia senza sosta.   
 
I giovani omosessuali e le ragazze innamorate
e le lunghe vedove che soffrono di delirante insonnia
e le giovani signore ingravidate da trenta ore
e i rauchi gatti che attraversano il mio giardino buio,
come una collana di palpitanti ostriche sessuali
circondano la mia residenza solitaria,
come nemici impiantati contro la mia anima,
come cospiratori in veste da camera
con la consegna di scambiarsi lunghi viscidi baci.
 
L'estate radiosa guida gli innamorati
in uniformi reggimenti malinconici,
formati da grasse e magre e gaie e tristi coppie:
sotto le eleganti palme, vicino all'oceano e alla luna,
c'è una continua vita di pantaloni e gonne,
un frusciare di calze di seta accarezzate,
seni di donna che luccicano come occhi.
 
Il piccolo impiegato, dopo tanto,
dopo il trantran settimanale e i romanzi che legge la sera a letto,
ha definitivamente sedotto la sua vicina
e la porta negli squallidi cinematografi
dove gli eroi son puledri o principi appassionati,
e ne accarezza le gambe piene di dolce peluria
con le ardenti mani sudate che puzzano di sigaretta.
 
Le sere del seduttore e le notti degli sposi
si uniscono come due lenzuoli per seppellirmi,
e le ore dopo desinare, quando i giovani studenti
e le giovani studentesse e i sacerdoti si masturbano,
e gli animali fornicano senza preludi
e le api odorano di sangue e le mosche ronzano colleriche
e i cugini fanno strani giochi con le cugine
e i medici guardano con rabbia il marito della giovane paziente,
e le ore del mattino quando il professore, come per una svista,
assolve il suo debito coniugale e fa colazione,
e più ancora gli adùlteri, che si amano di vero amore
sopra letti alti e lunghi come imbarcazioni:
immancabilmente, incessantemente mi assedia
questo gran bosco di respiri e di viluppi
con grandi fiori simili a bocche e a dentature
e nere radici a forma di unghie e di scarpe.
 
Pablo Neruda
 
Dipinto: "Coppie" S.Natali
 

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Di Alessandra Mazzucco (del 27/04/2008 @ 21:11:13, in I Poeti, linkato 2310 volte)

La vita da poeta "maledetto" di Charles Baudelaire inizia a sette anni quando la madre, rimasta vedova, sposa il rigido maggiore Jacques Aupick, nominandolo cotutore del figlio. L'affetto morboso verso la mamma e l'indole severa del patrigno causeranno nel bimbo un forte disagio che lo porterà ad un'ossessione edipica mai risolta. Viene espulso per indisciplina da un prestigioso collegio, termina gli studi privatamente e comincia a frequentare gli ambienti artistici di Parigi dando prova di possedere un brillante talento letterario e modi raffinati uniti ad un accentuato amore per le donne e per il lusso. Le sue passioni, però, causano ben presto forte preoccupazione in famiglia: il giovane Baudelaire sperpera notevoli somme di denaro ricevuto in prestito e quando contrae la prima malattia venerea, Aupick lo imbarca per l'India.
Al ritorno, maggiorenne, eredita il patrimonio paterno, ma prima che riesca a scialacquare ogni sostanza, i genitori ricorrono alle legge per salvarne ciò che resta. Saranno anni difficili, tormentati, caratterizzati dall'accesa passione per l'attrice creola Jeanne Duval, rapporto travagliato che durerà fino alla morte; dall'astio crescente verso il patrigno, che vorrebbe vedere fucilato; dagli eccessi di alcool, sesso, droga, ma, soprattutto, da infervorate poesie: gli anni de "I Fiori del Male". Nel celebre poema si scopre un uomo terribilmente consapevole delle sue azioni e deciso con ogni mezzo a strappare il velo dell'ipocrisia che copre la società, priva di fedi profonde ed ammalata di noia, il peggiore dei mali. Sono versi crudi, scritti con rabbia, passione ed una tale schiettezza che, appena pubblicati, vengono condannati come immorali e obbligano autore e casa editrice a pagare un'ammenda e a sopprimere sei poesie. La produzione artistica di Baudelaire non si ferma a "I fiori del male", verranno scritte altre raccolte poetiche e saggi, ma il fisico straziato dalla sifilide e dalla droga cederà, nel 1867, all'età di 46 anni.
Verrà sepolto nel cimitero di Montparnasse, accanto al generale Aupick
.

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Di Alessandra Mazzucco (del 10/05/2008 @ 13:18:57, in Voci da arrossire, linkato 15422 volte)

 

 

"Che la mia carne fosse la tua carne"...  

Ecco l' amore che non si accontenta di possedere la mente, il corpo e le attenzioni dell'essere amato, ma pretende di impregnarne l'essenza con la propria, in una fusione di carne, sangue e di pensieri. 
Uno scambio erotico e spirituale che non esclude il crudele egoismo di una passione assoluta, ma lo innalza ad un'assimilazione totale, completa, dove l'uomo resta nella donna fino alla fine.  
Perchè quando si ama così, non può che essere "persempre".
 
Vorrei restare nelle tue labbra
Per estinguermi nella neve
Dei tuoi denti.

Vorrei restare nel tuo petto
Per dissolvermi in sangue.

Vorrei fra i tuoi capelli
D'oro per sempre sognare,

Che il cuore si facesse
Tomba del mio che soffre,

Che la mia carne fosse la tua carne,
Che la mia fronte fosse la tua fronte.

Vorrei che l'intera anima mia
Entrasse nel tuo corpo minuto,

Ed essere io il tuo pensiero,
Ed essere io la tua veste bianca,

Perchè tu t'innamori di me
Con passione così ardente
Da consumarti mentre mi cerchi
Senza ormai più potermi trovare.

Perchè tu te ne vada gridando                      
Il mio nome verso i tramonti,
Domandando di me all'acqua,
Bevendo triste le amarezze
Disseminate lungo il sentiero
Dal mio cuore nell'amarti.

E intanto io penetrerò
Nel tuo dolce e fragile corpo,
Divenendo, oh donna, te stessa,
E restando per sempre in te,
Mentre tu invano mi cercherai
Da Oriente fino a Occidente,
Finchè in ultimo, ci arderà
La grigia fiamma della morte.
 
Federico García Lorca
 
Dipinto: "Il bacio" G.Klimt
 

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Di Alessandra Mazzucco (del 19/05/2008 @ 13:31:57, in Sguardi beffardi, linkato 5416 volte)

 

 

 

 

 

 

  

Per Lawrence Ferlinghetti il posto più bello del mondo è il mondo! Certo, se non stiamo a guardare alcuni piccoli, irrilevanti dettagli... Fernanda Pivano l'ha definito il "Prevert d'America"; Senesi ne ha parlato come di un poeta a dimensione socio-politica, con profonde suggestioni mistiche; ma per i ragazzi di un'intera generazione, Ferlinghetti ha rappresentato la preziosa testimonianza della realtà americana in versi che si sono spogliati di ogni ornamento letterario per poter essere guardati e declamati, in una dimensione che supera il limite della carta stampata. 
"La poesia che si è fatta udire di recente è ciò che potrebbe essere chiamata 'poesia di strada'. - Afferma Ferlinghetti - Perché consiste nel far uscire il poeta dal suo interiore santuario estetico dove troppo a lungo è rimasto a contemplare il suo complicato ombelico. Consiste nel riportare la poesia nella strada dove era una volta, fuori dalle classi, fuori dalle facoltà e in realtà fuori dalla pagina stampata. La parola stampata ha reso la poesia silenziosa. Ma la poesia di cui parlo qui è poesia parlata, poesia concepita come messaggio orale. A volte è stata letta col jazz, a volte no... quello che importa è che questa poesia usa gli occhi e le orecchie come non sono mai stati usati per molti anni". 
E così, i suoi versi rimangono attuali: scuotono i ragazzi di oggi, come accadde cinquant'anni fa con i loro padri... Come nel caso di questa poesia, composta nel 1955, ma, a leggerla, potrebbe essere stata scritta ieri. 
 
 
Il mondo è un gran bel posto
in cui nascere
se non v'importa che la felicità
non sia sempre così divertente
se non v'importa un po' d’inferno
qua e là
proprio quando tutto va bene
perché anche in paradiso


non è che si canti tutto il tempo


Il mondo è un gran bel posto
in cui nascere
se non v'importa che qualcuno muoia
continuamente
o magari solo di fame
per un po’ di tempo
il che non è poi tanto male
 

se non si tratta di voi 

Oh il mondo è un gran bel posto
in cui nascere
se non v'importa molto
di qualche cervello perso
su ai posti di comando
o di una bomba o due
di tanto in tanto
sui vostri visi alzati
o di simili contrattempi
cui va soggetta la nostra
società di Gran Marca
con i suoi uomini distinti
e con quelli estinti
e i suoi preti
e altri poliziotti
e le sue svariate segregazioni
e indagini parlamentari
e altre costipazioni
che la nostra sciocca carne eredita 
 

Sì il mondo è il posto più bello del mondo
per un sacco di cose come
fare buffonate
e fare l'amore
essere tristi
e cantare canzoni sottovoce

e avere ispirazioni
e andare in giro
guardando ogni cosa
odorando fiori
e dare pizzicotti alle statue
e persino pensare
e baciare la gente e
fare bambini e portare i pantaloni
e agitare cappelli e
ballare
e andare a nuotare nei fiumi
e fare picnic

nel pieno dell'estate


e insomma
“godendosi la vita” 
 

 

ma poi proprio sul più bello di tutto questo
arriva sorridendo l'impresario di pompe funebri. 
 

Lawrence Ferlinghetti 

Fotografia di Agatha Katzensprung

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