Poeti e Sognatori

...Sembra uno spazio fuori dal mondo, ma non č cosė.
Bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro per dare l'esempio.

Jacques Prévert
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 "Ma tu che vai, ma tu rimani, vedrai la neve se ne andrà domani. Rifioriranno le gioie passat... di Alessandra Mazzucco

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 22:51:17, in I Poeti, linkato 2734 volte)

Il 30 novembre 1935, scompariva Fernando Pessoa. Le sue spoglie riposano ora nel Pantheon di Lisbona dove una stele quadrangolare porta inciso il suo nome accanto a quelli di Alberto Caeiro, Ricardo Reis ed Alvaro de Campos. Un lato per ogni voce della poliedrica personalità di un unico grande poeta.  

"Ricordo, così, quello che mi sembra sia stato il mio primo eteronimo o, meglio, il mio primo conoscente inesistente: un certo Chevalier de Pas di quando avevo sei anni, attraverso il quale scrivevo lettere a me stesso, e la cui figura, non del tutto vaga, ancora colpisce quella parte del mio affetto che confina con la nostalgia."
 
Pessoa perse il padre molto presto e la madre, dopo due anni di vedovanza, si risposò con il console di Portogallo a Durban, in Sudafrica. Fu uno studente brillante: la permanenza a Durban gli permise di interiorizzare la lingua madre, parlata in famiglia e di curare la pratica poetica dell'inglese che non abbandonò mai. Al suo ritorno in patria, fallito il progetto di una tipografia, Pessoa si adattò a tradurre lettere commerciali per alcune ditte e a scrivere sporadici articoli giornalistici. 
La sua fu una vita grigia, caratterizzata da una profonda solitudine affettiva, dalla penuria economica e dal vizio del bere... contrapposta, però, ad un'esistenza interiore vivacissima ed in continua evoluzione. Il giorno "trionfale" dei 47 anni di Pessoa giunse l'8 marzo 1914, data di nascita dell'eteronimo Alberto Caeiro, il "maestro". Seguirono ben presto il classicista Ricardo Reis e il futurista Alvaro de Campos. Attraverso le voci di questi interlocutori inventati, ognuno dei quali possedeva un aspetto fisico, un temperamento e un proprio stile ben definito, il poeta riuscì ad esprimere ogni sfumatura della sua complessa personalità: egli li vedeva davanti a sè e li ascoltava, li sentiva, li amava. Gli eteronomi furono il tentativo di superare i limiti dell'unicità dell'essere creando un' originale esperienza poetica: Pessoa era circondato da figure create dalla sua immaginazione, per ora se ne contano ventiquattro, ma lasciò una tale quantità di scritti che ancora non esiste un censimento definitivo. Malgrado non fosse estraneo all'ambiente letterario dell'epoca, furono le sue "creature" ad accompagnarlo fino all'ultimo giorno e ad interferire con il suo modo di vivere: anche quando si innamorò di una giovane dattilografa, Alvaro de Campos si intromise chiedendole come potesse fidarsi di un uomo mediocre come Fernando Pessoa... lei cercò di restare al gioco, ma il triangolo fatalmente si spezzò.  
Antonio Tabucchi, uno dei suoi più appassionati studiosi, ha recentemente pubblicato per Feltrinelli "Il poeta è un fingitore", una preziosa raccolta di duecento citazioni tratte dagli scritti delle maggiori voci di Pessoa: una breve prefazione e nessun commento, forse il modo migliore di accostarsi all'arte ed al pensiero di uno straordinario autore.
 
   

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Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 22:33:52, in Sguardi beffardi, linkato 39894 volte)

"Ci gridano: -La vostra letteratura non sarà bella! Non avremo più la sinfonia verbale, dagli armoniosi dondolii, e dalle cadenze tranquillizzanti!- Ciò è bene inteso! E che fortuna! Noi utilizziamo, invece, tutti i suoni brutali, tutti i gridi espressivi della vita violenta che ci circonda..." ...Facciamo coraggiosamente il "brutto" in letteratura, e uccidiamo dovunque la solennità."

Così scriveva Marinetti sul Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista e il Bombardamento che descrive in questi liberi versi è tra gli esempi più lampanti della rivoluzionaria poetica futurista.
Nasce da un'esperienza personale: tra il 1912 e il 1913, Marinetti si trova ad Adrianopoli, città turca in guerra contro la Bulgaria. Le figure onomatopeiche di cui si serve per ricreare i rumori delle deflagrazioni, vengono accostate alla ripetizione di vocali e consonanti dando origine ad una deformazione fonica particolare. L'intento non è solo di riprodurre l'atmosfera attraverso i suoni e la diversità dei caratteri: il testo poetico dev'essere letto ad alta voce, declamato! Un vero e proprio intreccio di arte figurativa, verbale e teatrale: la poesia come intuizione, contaminata da ogni forma espressiva.     
 
ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare

spazio con un accordo tam-tuuumb

ammutinamento di 500 echi per azzannarlo

sminuzzarlo sparpagliarlo all’infinito

      Nel  centro di quei tam-tuumb

spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati)

balzare scoppi tagli pungi batterie tiro

rapido Violenza ferocia regolarità questo

basso grave scandere gli strani folli agita-

tissimi acuti della battaglia Furia affanno

                       orecchie            occhi

                   narici              aperti attenti

forza che gioia vedere udire fiutare tutto

tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare

a perdifiato sotto morsi schiaffi traak-

traack frustare pic-pac-pum-tumb bizz-

zzarie salti altezza 200m. della fucileria

Giù giù in fondo all’orchestra stagni

             diguazzare               buoi bufali

pungoli carri pluff plaff            inpen-

impennarsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack

lari nitriti iiiiii….. scalpiccii tintinnii 3

battaglioni bulgari in marcia croooc-craac

[LENTO DUE TEMPI] Sciumi Marita

 o Karvavena croooc craaac grida degli

 ufficiali sbataccccchiare come piattttti d’otttttone

pan di qua paack di là cing buuum

 cing ciack [PRESTO] ciaciaciaciaciaak

 su giù là là in-torno in alto attenzione

sulla testa ciaack bello            Vampe
                            vampe
         vampe                                                             vampe
      vampe                                                                 vampe
              vampe                 ribalta dei forti die-
                  vampe
               vampe

tro quel fumo Sciukri Pascià comunica tele-

fonicamente con 27 forti in turco in te-

desco allò Ibrahim Rudolf allô allô

attori ruoli                echi suggeritori

                scenari di fumo foreste

applausi odore di fieno fango sterco non

sento più i miei piedi gelati odore di sal-

nitro odore di marcio   Timmmpani

 flauti clarini dovunque basso alto uccelli

cinguettare beatitudine ombrie cip-cip-cip brezza

verde mandre don-dan-don-din-béèé tam-tumb-

tumb tumb tumb-tumb-tumb

-tumb Orchestra          pazzi ba-

stonare professori d’orchestra questi bastonatissimi

 suooooonare suooooonare Graaaaandi

fragori non cancellare precisare ritttttagliandoli

 rumori più piccoli minutissssssimi rottami

di echi nel teatro ampiezza 300 chilometri

quadrati                 Fiumi Maritza

Tungia sdraiati                          Monti Rò-

dopi ritti                    alture palchi log-

gione 2000 shrapnels sbracciarsi ed esplodere

 fazzoletti bianchissimi pieni d’oro Tum-

tumb                                 2000 granate

protese strappare con schianti capigliature

 tenebre zang-tumb-zang-tuuum-

tuuumb orchestra dei rumori di guerra

 gonfiarsi sotto una nota di silenzio
                   tenuta nell’alto cielo pal                  -lone

sferico dorato sorvegliare tiri parco aerostatico Kadi-Keuy .  

Filippo Tommaso Marinetti 

Dipinto: "Ritratto di Marinetti" di C.Carrà

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Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 22:24:20, in Tra lacrime e sorrisi, linkato 3151 volte)

Forse i boss mafiosi sono stati tra i primi a non fidarsi degli sms per comunicare tra loro e a tornare al buon vecchio metodo del "bigliettino"... di sicuro non esiste nessun database che registri ciò che si scrive sulla carta e un foglietto si può distruggere con estrema facilità (volendo si può anche ingoiare!). Ma, come sempre, tutto è in mano al destino: a volte, basta una piccola distrazione per combinare un bel guaio. Trilussa, celebre poeta dialettale, con le sue rime in romanesco dipinge un'immagine dolce e spudorata al tempo stesso: sembra di vederla questa mamma distratta, seduta sulla panchina, con uno sguardo alla bimba ed uno al cancello...   
 
Vicino a la fontana de la villa
c'è una bella signora che ricama
un fascio de papaveri de stama
su un telarino lilla.
Ogni tanto se vorta e dà un'occhiata
a la pupa che gioca e, un po' più spesso,
laggiù, dove comincia l'arberata,
ar cancello d'ingresso.
- Che fai, Ninnì? perchè nun giochi a palla?
- Lo vedi, mamma? Ho fatto una barchetta,
però me c'entra l'acqua e nun sta a galla...-
(La madre nun s'è accorta che la pupa
j'ha preso un fojo drentro la borsetta.)
- Tesoro mio, sta' attenta,
chè te se sciupa l'abbituccio bello:
se fai così, chissà che te diventa!...-
E ritorna a guardà verso er cancello.
La barca va, ma nun s'aregge dritta,
e a un certo punto sbatte in uno scojo,
se piega, s'apre e comparisce un fojo
che se spalanca da la parte scritta:
"Mario adorato! Passa verso sera
chè parleremo più libberamente.
Appena hai letto, strappa. Fa' in maniera
che la pupetta nun capisca gnente..."

 
Trilussa
 
Cartolina antica: Fontana dei Cavalli Marini. Villa Borghese. Roma
 

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Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 22:17:00, in I Poeti, linkato 3178 volte)

"...Io lasciai la mia classe e feci lega con la gente del basso ceto". Così nacque l'arte di Bertold Brecht. 

Poeta, drammaturgo e regista teatrale, nasce in una famiglia agiata ad Augusta, in Baviera, nel 1898. Durante gli anni del liceo, in piena guerra, manifesta un forte atteggiamento antimilitarista che gli crea non pochi problemi. "Solo degli stupidi possono essere così vanitosi da desiderare la morte, tanto più che pronunciano simili affermazioni quando si ritengono ancora ben lontani dall'ultima ora..." scrive in un tema dedicato a chi muore per la patria e ben presto, attraverso le sue opere, darà voce alle decise convinzioni pacifiste e antiborghesi. 
Il carattere dei suoi componimenti è infatti prevalentemente sociale, ma trovano spazio anche l'amore, la morte, la natura, gli oggetti... Brecht è un poeta che attrae per il linguaggio diretto: non solo rime, ma una forma esplicita e spontanea, quasi colloquiale e ricca di immagini.Nei testi teatrali, pungenti, e sciolti dalle regole della retorica, riesce a suscitare nello spettatore la presa di coscienza delle disuguaglianze sociali con una conseguente spinta al dibattito ed alla critica. L' "Opera da tre soldi" è forse la più celebre delle sue produzioni: Brecht, pochi mesi prima di morire, riesce ad assistere alla prima di Milano, diretta dal Maestro Giorgio Strehler. Un successo. 

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Di Alessandra Mazzucco (del 05/04/2008 @ 18:49:00, in Sogni sul pentagramma, linkato 3768 volte)

"Un medico" è uno dei personaggi che Fabrizio De Andrè, con l'arte poetica che lo distingueva, trasferì dall' "Antologia di Spoon River" di E. Lee Masters, all'album "Non al denaro non all'amore nè al cielo". Un idealista che assiste al crollo dei suoi sogni, in una realtà ben lontana dalla sua immaginazione ed una scelta: l'Elisir Di Lunga Vita, la truffa.
De Andrè pone l'accento sul sogno bambino di diventare medico, vocazione che si realizza per amore. Ma l'amore non basta: si devono fare i conti con "gli altri" e con l'implacabile lotta per la sopravvivenza. Come si possono mantenere una moglie, dei figli, cercando di guarire malati tanto poveri da non poter pagare? E' molto amara l'accusa verso i colleghi, ora si chiama "mobbing", ma è un fenomeno sempre esistito, così come è sempre esistito l'imbroglio, visto in questo caso come crimine necessario.
Non c'è condanna nelle parole del cantautore, nè in quelle del poeta: il medico ha pagato, in una cella, "dottor professor truffatore imbroglione".       
  
Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti
Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore,
perché i ciliegi tornassero in fiore
E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione
E i colleghi d' accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare
E allora capii fui costretto a capire
che fare il dottore è soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame
E il sistema sicuro è pigliarti per fame
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza,
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l' etichetta diceva: elisir di giovinezza
E un giudice, un giudice con la faccia da uomo
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione
  
Bentivoglio e De Andrè

 

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