Poeti e Sognatori

...Sembra uno spazio fuori dal mondo, ma non č cosė.
It's time for something radical / Like read a book

Little Steven
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 Peace & Freedom ... di Alessandra Mazzucco

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Alessandra Mazzucco (del 04/04/2008 @ 21:54:21, in Sguardi beffardi, linkato 31668 volte)

 

 

 

 

 

 

 

  

Cosa bisogna fare per meritarsi un amore felice? Un bel niente: capita. E a cosa serve? Ma... perchè? Serve a qualcosa???  

Quanto sono inutili gli innamorati...! Il mondo gira e loro neanche se ne accorgono. Non si curano di nascondere le loro patetiche effusioni, nè la loro ridicola felicità, quasi fossero padroni dell'universo! Per fortuna sono rari: se per riprodursi l'umanità avesse bisogno dell'amore felice, non ci sarebbero più bambini... e i poeti, le religioni, avrebbero ben pochi argomenti da sostenere. Questo è ciò che si dice.
 
Si dica pure: a qualcuno conviene pensare che sia davvero così.   
 
 
 
Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?
 
Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perchè proprio su questi e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i princìpi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.
 
Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano -
comprensibile all'apparenza.
 
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che si inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!
 
E' difficile immaginare dove si finerebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?
 
Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai  e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.
 
Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.
 
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.
 
Wislawa Szymborska
 
Dipinto: "Lovers in moonlight" M.Chagall
 

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Di Alessandra Mazzucco (del 05/04/2008 @ 18:08:22, in Poeti bambini, linkato 1625 volte)

L'amicizia è uno dei temi centrali nella vita dei bambini. Peccato che quel che si impara da piccoli, non sempre venga ricordato quando si è grandi... Tra i bimbi le amicizie nascono "a pelle", in pochi istanti, ma diventano subito fortissime e un litigio si può trasformare in autentica tragedia anche se, normalmente, si esaurisce nel giro di qualche ora.  
Questa poesia è una carrellata di qualità, tutte rigorosamente in rima, che non appaiono per nulla scontate: a volte la simpatia non è accompagnata dall'educazione, o chi si dimostra comprensivo può essere noioso... non è facile trovare un buon amico, ma non è neanche facile esserlo. I piccoli autori l'hanno capito e ribaltano l'ultima strofa: prima di cercare un buon amico, bisogna sapere come diventarlo.     
 
In un amico ideale
qualche caratteristica si deve cercare.
Non dobbiamo farci ingannare dall'aspetto,
ma capire cosa c'è nel petto:
se un cuore buono a cui tutto potrai dire
o un cuore cattivo che ti potrà sempre tradire;
fra i bambini, cercando cercando
queste qualità stiamo trovando:
c'è qualcuno allegro e fiducioso
comprensivo e non noioso;
e fra tante qualità
c'è pure l'onestà e la sincerità;
qualcun altro è altruista,
educato e non egoista
e spero proprio che lui sia
un mostro di simpatia;
finalmente l'ho trovato:
collaborativo e disinteressato,
aperto e non invidioso,
spontaneo e spiritoso,
premuroso e non permaloso.
Ora che queste qualità sai
e il mondo tu girerai,
dal Polo Nord a Puerto Rico
sarai sempre un buon amico.
 
Bezzi M. Ferrera F. Brino G.
Classe quinta Scuola Dal Piaz
Torino 
"Poesie, Filastrocche e Racconti-L'amicizia"
D.D. A.Toscanini To Ed.Il Capitello

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Di Alessandra Mazzucco (del 05/04/2008 @ 18:30:53, in I Sognatori, linkato 1998 volte)

Tra i suoi amici c'erano Pavese, Hemingway, De Andrè... e già questo basterebbe per invidiarla un po'. Se poi pensiamo che ha vissuto e portato in Italia il sogno di un'intera generazione d'oltreoceano... In un'epoca in cui per una donna è quasi impensabile staccarsi dal tradizionale ruolo di moglie e madre a tempo pieno, Fernanda Pivano va contro corrente ritrovandosi con tutte le carte in regola per intraprendere una straordinaria carriera. E' colta, libera e intraprendente, ma soprattutto, possiede un singolare talento: sa come cogliere l'anima dei poeti. Se ne accorge ben presto Cesare Pavese, che per introdurre in Italia l' Antologia di Spoon River, chiede la traduzione proprio a lei. 
E' il 1943: nel bel mezzo di un regime totalitario e di un conflitto spietato, la libera voce di Edgar Lee Masters diventa italiana, senza forzature nè costrizioni, con la stessa musicalità della voce americana, gli stessi respiri del poeta.             
Gli anni del dopoguerra trascorrono in un crescendo di speranza, impegno e lavoro. Fernanda Pivano entra in contatto con Ginsberg e Keruac, iniziando con loro una leggendaria corrispondenza, scrive introduzioni per i loro testi e li traduce: ne diventa l'anello di congiunzione con il pubblico italiano. Così nel 1960, un americano vestito da impiegato, barba ispida e aria sospettosa, decide di vedere che faccia ha quest'italiana tanto occupata con la nuova poesia del suo paese. Si tratta di Gregory Corso, uno dei poeti più significativi di quel periodo. Con il suo arrivo Fernanda capisce di avere di fronte il grande poeta di un mondo nuovo, di essersi infilata nel cuore della letteratura americana, di iniziare una rischiosa avventura senza incoraggiamenti, con molta incoscienza ed assoluta passione. 
Verrà premiata: da quel momento la sua voce sarà la voce della protesta senza armi, del sogno di un mondo pacifico e libero da ogni forma di imposizione,
sarà la voce del grande miraggio di un'epoca, inseguito a ritmo di poesia.
 

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Di Alessandra Mazzucco (del 05/04/2008 @ 18:49:00, in Sogni sul pentagramma, linkato 3768 volte)

"Un medico" è uno dei personaggi che Fabrizio De Andrè, con l'arte poetica che lo distingueva, trasferì dall' "Antologia di Spoon River" di E. Lee Masters, all'album "Non al denaro non all'amore nè al cielo". Un idealista che assiste al crollo dei suoi sogni, in una realtà ben lontana dalla sua immaginazione ed una scelta: l'Elisir Di Lunga Vita, la truffa.
De Andrè pone l'accento sul sogno bambino di diventare medico, vocazione che si realizza per amore. Ma l'amore non basta: si devono fare i conti con "gli altri" e con l'implacabile lotta per la sopravvivenza. Come si possono mantenere una moglie, dei figli, cercando di guarire malati tanto poveri da non poter pagare? E' molto amara l'accusa verso i colleghi, ora si chiama "mobbing", ma è un fenomeno sempre esistito, così come è sempre esistito l'imbroglio, visto in questo caso come crimine necessario.
Non c'è condanna nelle parole del cantautore, nè in quelle del poeta: il medico ha pagato, in una cella, "dottor professor truffatore imbroglione".       
  
Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti
Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore,
perché i ciliegi tornassero in fiore
E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione
E i colleghi d' accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare
E allora capii fui costretto a capire
che fare il dottore è soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame
E il sistema sicuro è pigliarti per fame
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza,
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l' etichetta diceva: elisir di giovinezza
E un giudice, un giudice con la faccia da uomo
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione
  
Bentivoglio e De Andrè

 

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Di Alessandra Mazzucco (del 06/04/2008 @ 22:17:00, in I Poeti, linkato 3178 volte)

"...Io lasciai la mia classe e feci lega con la gente del basso ceto". Così nacque l'arte di Bertold Brecht. 

Poeta, drammaturgo e regista teatrale, nasce in una famiglia agiata ad Augusta, in Baviera, nel 1898. Durante gli anni del liceo, in piena guerra, manifesta un forte atteggiamento antimilitarista che gli crea non pochi problemi. "Solo degli stupidi possono essere così vanitosi da desiderare la morte, tanto più che pronunciano simili affermazioni quando si ritengono ancora ben lontani dall'ultima ora..." scrive in un tema dedicato a chi muore per la patria e ben presto, attraverso le sue opere, darà voce alle decise convinzioni pacifiste e antiborghesi. 
Il carattere dei suoi componimenti è infatti prevalentemente sociale, ma trovano spazio anche l'amore, la morte, la natura, gli oggetti... Brecht è un poeta che attrae per il linguaggio diretto: non solo rime, ma una forma esplicita e spontanea, quasi colloquiale e ricca di immagini.Nei testi teatrali, pungenti, e sciolti dalle regole della retorica, riesce a suscitare nello spettatore la presa di coscienza delle disuguaglianze sociali con una conseguente spinta al dibattito ed alla critica. L' "Opera da tre soldi" è forse la più celebre delle sue produzioni: Brecht, pochi mesi prima di morire, riesce ad assistere alla prima di Milano, diretta dal Maestro Giorgio Strehler. Un successo. 

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