Poeti e Sognatori

...Sembra uno spazio fuori dal mondo, ma non è così.
Ci sono anime che hanno stelle azzurre, mattini sfioriti tra le pagine del tempo, casti cantucci che conservano un antico sussurro di nostalgia e di sogni.

Federico Garcia Lorca
Immagine
 "La fortuna guida dentro il porto anche navi senza pilota" W.Shakespeare ... di Alessandra Mazzucco

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Alessandra Mazzucco (del 07/03/2008 @ 18:07:56, in Poeti bambini, linkato 8638 volte)

Leggendo i libri classici della letteratura per bambini, si incontrano parole strane, vecchie, che non si usano più. Ma non servono proprio? Sì che servono! Si può fare una poesia... Ci sono parole che ormai fanno sorridere anche noi, figuriamoci i bambini! Eppure sono preziose, da ricordare, perchè un tempo davvero c'era il calamaio, si faceva merenda con pere e salame (con le pere!?) e si giocava a biglie... Forse, metterle tutte insieme creando una filastrocca (parola ben buffa anche questa) avrà aiutato i bambini ad appropriarsene, a considerarle meno lontane e, sicuramente, essendo una produzione collettiva, a ridacchiare per un bel po'...   
  
  
 
L'abbecedario di Pinocchio sono
e di antiche parole vi porto il suono
sono vecchio, polveroso e consumato
di tempi passati conservo ancora il fiato.
 
A voi bimbi moderni
con libri colorati e bei quaderni
posso insegnare parole non più usate
ma in un tempo lontano molto amate.
 
Balocchi, brocca, citrulli e garzone
sembrano proprio una bella canzone,
osteria, zecchini, babbo, calamaio
e già risento le urla di quel burattinaio!
 
Altre parole vi posso insegnare
cari bambini se volete ascoltare.
Sono parole che tolgono la fame
sono latte, polenta, pere e salame.
Sono parole che portano allegria
son trottola, palla, biglie e compagnia.
Sono parole che rubano risate
son barbagianni, cuccagna e zuccate.
 
Infine c'è una parola antica e sempre nuova
è arcobaleno che porta pace e gioia.
  
Classe terza A
Scuola Primaria Toscanini
Torino
 
"Poesie e Filastrocche.Arcobaleni nel crepuscolo"
a cura di M.Dino Ed.Il Capitello

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Di Alessandra Mazzucco (del 07/03/2008 @ 21:30:51, in Poeti innamorati, linkato 3536 volte)

... scrive una lettera d'amore.

Non per forza una poesia d'amore dev'essere struggente e appassionata, a volte i versi sono essenziali, limpidi e disarmanti, ma non per questo meno intensi.  
Vivian Lamarque è fatta così: scrive che sembra una bambina, dice di sè: "Sono una poetina media, normale, da due righe e mezzo sulla garzantina universale" eppure con la sua semplicità, mai banale, arriva a conclusioni che colpiscono.
In questa "Lettera dal balcone" affronta il difficile equilibrio che l'amore impone alle sue vittime: cedere ai sentimenti senza restarne sopraffatti, tormentato esercizio che trascina inevitabilmente con sè la malinconia, ma è una malinconia dolce, che sa quasi di gioia. 
 
Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l'orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d'amore al sole
e carezzarti e baciarti un po' più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.
 
Vivian Lamarque
 
Foto: Michelangelo Gargiulo

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Di Alessandra Mazzucco (del 08/03/2008 @ 18:21:15, in Scoprirsi poeti, linkato 1512 volte)

 

 

 

 

 

Ancora l'amore nei versi un po' folli e sfrenati di un amore... mal dato.Una sincerità disarmante per questa "poetessa per un giorno" nel descrivere, delle mille sfaccettature dell'amore, quella meno nobile e idealizzata.  
E' spietata presa di coscienza del senso del possesso, di una crudele gelosia, della necessità di essere amata. 
E' dolorosa confessione dell'incapacità di riuscire ad amare in un modo diverso, in un modo che non aggrovigli l'uomo desiderato nei tentacoli di sentimenti esaltati. 
Ma è anche la lieta scoperta di un amore, che per quanto carico di limiti e imperfezioni, non solo viene accolto, ma anche pienamente ricambiato. 
 
 
Dico ti amo che vuol dire anche amami.
Voglio il tuo liquido io da fermare nel sangue
la tua bocca e la pelle
e i pensieri, le dita. 
E' una tragica lotta
con chi non è me ma viene vicino.
Graffio l'immagine come la bestia
la lascio di sangue, oltraggiata.
Poi, sfinita, chiudo gli occhi senza più sogni. 
Così ecco l'amore. Quello maldato. 
C'è.  
Ingarbugliato tra i nodi sottili
della fame d'amore,
di un moto infinito tra sentire e pensare,
raccolto in un velo di diafane trame
che come acciaio ti avvolgono forte.  
L'amore maldato è quello che so.
Potresti tu forse un po' farne a meno?
Mi cerchi, mi prendi, hai fame anche tu
e con furia lo stringi. Per non farlo svanire. 
M.A. 
Dipinto: "Heat Lightning" di A. Wyeth

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Di Alessandra Mazzucco (del 20/03/2008 @ 17:32:02, in Sogni sul pentagramma, linkato 7658 volte)

"Ti piace quel che ho scritto?" chiese la poetessa, "Ehi! E' perfetto per la mia musica!" rispose il violinista. E il suo pentagramma si animò di nuove note e di parole... Ecco più o meno cosa si saranno detti Luisa Zappa ed Angelo Branduardi all'esordio della loro carriera e della loro vita in comune.

                                        
 
Una canzone conquista per l'alchimia che viene a crearsi tra musica e testo e nel caso di questi due artisti, parlare di magia non è un modo di dire. Lasciando un attimo da parte "Alla fiera dell'est", brano con cui viene identificato Branduardi ancora adesso, esistono decine e decine di canzoni, alcune molto conosciute, altre da riscoprire, che sono poesia in musica. L'emozione è vivida, la melodia coinvolgente, le parole toccanti. La lievità è solo superficiale, il senso colpisce nel profondo.  
 
"Cerchi il sorriso                                                       "Cento notti, cento donne in una vita,
 con cui ti lasciò                                                         meravigliose vergini e puttane,
 fra i solchi scuri                                                         una favola inventata ormai la giovinezza...
 che il tempo disegna sul viso                                      Splendore, miseria, gloria e 
 di chi naviga il mare,                                                  malinconia...
 ed è sempre domani                                                 Ora viene la notte,
 e se il cielo vorrà..."                                                   Ora viene l'inverno, Casanova..."
 
Da "Il marinaio"                                                          Da "Casanova"

 

Musica. Poesia. Passione... la vita!

Dipinto:"L'albero della barca" di Giuliano Giuggioli 

"La Luna", uno dei brani più celebri, in un video realizzato da Michelangelo Gargiulo  

                                 

 

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Di Alessandra Mazzucco (del 23/03/2008 @ 18:44:55, in Sognatori tra i pennelli, linkato 2569 volte)

"Il mio sogno sarebbe far subito ritorno a Villeneuve e non muovermi più..." così scrive Camille Claudel alla famiglia, nel 1917. Le sue parole provengono da un manicomio e non saranno mai ascoltate. Camille Claudel arriva a Parigi poco più che ragazzina già sapendo che la sua strada sarà lastricata di marmo e di bronzo: vuole diventare scultrice e anche se l'Istituto di Belle Arti è ancora di esclusivo appannaggio maschile, incoraggiata soprattutto dal padre, segue corsi privati e modella busti osservando il fratello Paul. I commenti sul suo talento selvatico e istintivo giungono presto all'orecchio di Auguste Rodin, scultore quasi celebre, che le offre di lavorare nel suo studio. Sarà l'inizio di un vincolo artistico, affettivo e psicologico che segnerà Camille fino all'ultimo giorno: diventerà la musa ispiratrice, la modella e l'amante di Rodin per dieci tormentatissimi anni, al termine dei quali, della ragazzina che determinata sognava amore e successo, non rimarrà che una pallida ombra.  
Con l'arrivo di Camille lo scultore crea una serie di opere improntate sul volto e sul corpo dell'allieva, tra cui la famosa Danaide che raffigura una donna ripiegata su se stessa, la schiena e i fianchi esposti in una bruciante sensualità. Anche il talento della modella produce opere bellissime, ma il tempo trascorre senza che Camille riesca ad affrancarsi dalla notorietà che i critici riservano a Rodin: per anni scolpisce sculture meravigliose che non vengono valorizzate e per anni serba la speranza che il suo amante si separi dalla donna con cui vive per potersi legare definitivamente a lei. Vana attesa e triste epilogo: Rodin si libera della sua musa che da quel momento produce febbrilmente numerose opere, con soggetti sempre più affranti che riflettono accorati la sua angoscia. Ne è un esempio impressionante L'età Matura, in cui una giovane implora l'uomo che viene portato via da una vecchia donna. 
Camille vive da sola, chiusa in se stessa, con il passare del tempo il vigore della sua arte stride sempre più con la fragilità della mente: non ha eclatanti atteggiamenti "da pazza", ma vive sciatta e trasandata in un piccolo studio dal quale esce solo di notte, arriverà a distruggere molti dei suoi lavori chiedendo che vengano sepolti... pochi giorni dopo la morte del padre, suo unico sostenitore, due uomini la trascinano in manicomio. La richiesta è firmata dalla madre e dal fratello, il poeta Paul, che non solo non le permetteranno di rientrare a casa, ma trascureranno ogni struggente appello e le loro visite. Camille non toccherà mai più un blocco di marmo. Solo la morte la libererà dalla sua prigionia, nel 1943, dopo trent'anni.  
      
                                     

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